Il processo all'Italia presa a schiaffi a Johannesburg ha preso una furbissima e ingannevole piega giustificazionista, scaricando così la maggior parte delle proprie colpe.
1) è colpa dei troppi stranieri che ci sono ormai in Italia;
2) è colpa dei vivai che i club non alimentano più;
3) è colpa dei tecnici che non lanciano nuovi giovani in squadra;
4) è colpa della cultura del risultato per cui si punta su giocatori sicuri e già affermati magari anche logori, piuttosto che puntare sulla crescita di nuovi talenti;
5) è colpa della crisi economica per cui il calcio italiano è oggettivamente mediocre e non più di alto livello;
6) è colpa dell'ostinazione a non voler portare in nazionale giocatori nati in altri paesi o nati da famiglie straniere e che sarebbero perfettamente "azzurrabili";
7) è colpa della bulimia dei campionati troppo grandi, con troppe squadre e che logorano i giocatori.
E così via. Tutto ciò è assolutamente vero e credibile, sicuramente tutti questi sono fardelli che pesano sulla nazionale, sicuramente bisogna fare il punto sul calcio italiano e ricominciare praticamente da capo. Sicuramente tutto questo è ciò che diciamo da almeno dieci anni... Quello che non posso fare a meno di constatare pertanto è questo: 4 anni fa la situazione non era poi molto diversa - anzi, veniva dallo scandalo di Calciopoli e quindi la destabilizzazione era ancora più forte - eppure l'Italia vinse il campionato del mondo. Per cui io penso che al momento tutti questi motivi, pur apprezzabilissimi, vengano usati come un comodissimo e allo stesso tempo furbissimo "scaricabarile". Si vuole cioè sostenere che la disfatta del calcio italiano non è colpa per la massima parte di chi quella spedizione ha organizzato e di chi vi ha partecipato, quanto del sistema sportivo e del calcio italiano in generale. Il sistema, il calcio: niente nomi e cognomi. No, troppo comodo così.
Io penso che una nazionale italiana ben organizzata, ben strutturata e ben guidata il mondiale non lo avrebbe rivinto certamente, ma comunque sarebbe arrivata molto più in là. Ai quarti insomma sarebbe dovuta arrivare, senza dover addurre attenuanti di alcun tipo. Al contrario posso scommettere che una nazionale nata in un campionato e in un calcio più o meno perfetto, senza tutti quei difetti di cui dicevamo sopra, se mal organizzata e mal condotta otterrebbe comunque un risultato pessimo se ripetesse gli stessi errori di Sudafrica 2010.
Insomma no allo "scaricabarile" e dimissioni (Giancarlo Abete & C.) per coloro cui questa disfatta va in conto. Chiaro no?
di Fabrizio Bocca; la Repubblica
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