E’successo davvero qualcosa di incredibile. Non c’è livellamento globale che possa prevedere il risultato di Italia-Nuova Zelanda. Perfino le incertezze di un Mondiale diverso hanno sempre mantenuto una piccola logica. L’Inghilterra ha pareggiato con l’Algeria che resta comunque la seconda squadra africana. La Nuova Zelanda no, non ha passato e non ha presente.
La Nuova Zelanda è nettamente l’ultima squadra del torneo. È arrivata al Mondiale vincendo uno spareggio con il Barhein. Su 23 giocatori tre giocano con dignità in Inghilterra, uno in Danimarca. Gli altri sono tutti dilettanti locali. Sono grandi, grossi e primitivi, picchiano e giocano il calcio semplice dei buoni oratori. Ripeto, è un risultato incredibile. E il bello è che è stato anche evidente. Non c’è stata la scoperta di un avversario segreto. La Nuova Zelanda è rimasta quella che sapevamo, una specie di Heidi del calcio, genuina e remota. Siamo noi che siamo caduti precipitosamente all’indietro. Il dato più inquietante è la confusione di Lippi. Ha cambiato tre moduli di gioco in quattro mezze partite. Sempre credendo fosse arrivata la soluzione giusta. Con la Nuova Zelanda ha cominciato con quattro centrocampisti puri, due dei quali sulle fasce.
Perché tanta copertura di campo in una partita da vincere bene e in fretta? Non è corretto chiedere a Pepe di puntare l’uomo, perché quello è un gioco che Pepe non sa fare. E a che serve Marchisio in una partita in cui bisogna puntare l’uomo e saltarlo? Il problema dell’Italia è in questa distanza tra i propositi di Lippi e le possibilità della squadra. Temo che Lippi cambi continuamente l’Italia perché ha capito che la squadra non può dargli quello che cerca. Ho paura sia eternamente dentro un viaggio casuale e stia cercando di volta in volta un jolly che salvi partita e spedizione. Forse ha preteso troppo dalle sue scelte. Ha negato ci fosse qualità nel campionato italiano fuori da quella che gli serviva. Ha puntato sulla pigrizia dei nostri grandi giocatori, sulla loro indisciplina, sulla loro vecchiaia. Ma oggi che la strada diventa salita è ingiusto dire che nessuno tra quelli rimasti a casa non avrebbe saputo fare meglio. In Italia sono rimasti Totti, Balotelli, Cassano e perfino Del Piero.
Può davvero dire Lippi che Camoranesi, fermo da un anno, è capace di fare meglio nel ruolo di questi giocatori? Nessuno ha veramente voglia di rimproverare niente a un grande tecnico, ma nessuno ha nemmeno voglia di ridiscutere l’evidenza. Lippi ha fatto le proprie scelte, non può pretendere siano le scelte di tutti. L’Italia non segna mai, è raramente pericolosa. Tutti gli attaccanti sono di volta in volta deludenti. Lippi dice che manca lucidità, ma cos’è la lucidità se non quel tasso di bravura, di personalità che porta oltre il problema? Torna d’attualità il giudizio del primo giorno: è un’Italia che può battere tutti ma può perdere al Mondiale contro una decina di avversari. Siamo sempre prevedibili. Lippi non ha più carte, ha giocato tutti gli uomini in appena due partite. Questo è il problema. Si aspettava molto di più e ha sbagliato. Ha scelto la semplicità, ma il gruppo non diventa gruppo solo perché tutti dicono le stesse cose e hanno le stesse abitudini. Anche le differenze fanno la forza. Questo è un gruppo che vota il grigio, considera un successo stare insieme. Manca dialettica. Lotta ma non riesce ad avere qualità. Allora resta solo un grido: buona fortuna.
di Mario Sconcerti; CORRIERE DELLA SERA
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