venerdì 18 giugno 2010

Finalmente...

Adieu, monsieur Raymond, quasi mandato a casa da un rigore. Non li hai mai digeriti. Proprio come noi italiani con te.
Adieu al tuo cappottino felpato: cos'era, velluto? O pelo di stomaco?
Adieu a quella faccia da schiaffi che non hai mai preso veramente, se no non l'avresti, non così.
Adieu alle tue conferenze stampa che erano distillato di bile in botti di rovere.
Adieu dai giocatori che non hai mai chiamato o non hai chiamato più (Zebina: "Con Domenech il calcio francese ha buttato due anni nel cestino". Proprio quello che pensano i tifosi juventini di Zebina).
Adieu a uno schema che non ha prodotto lo straccio di un gol in tre ore di gioco (beh, insomma, gioco è una parola enorme).
Adieu a quelle cose bizzarre che t'inventavi, tipo l'annuncio di matrimonio durante le interviste di Germania 2006.
Adieu ai sogni di gloria: eppure, credici, ora saresti campione del mondo se Materazzi non fosse mai nato e se non avesse parlato a Zidane della di lui mamma, facendo diventare così triste la tua.
Adieu, già che ci siamo, anche all'ultima notizia fresca fresca che riguarda proprio la tua mamma: ci dicono che tu e lei aveste inventato un linguaggio di segni segreto, per comunicare quando ti inquadravano in panchina. Ma noi, questa cosa qui non la crediamo vera. Perché pensiamo che la tua mamma sia andata al cinema, piuttosto. Secondo noi, Raymond, tu stai sulle balle persino a lei.

di Maurizio Crosetti; la Repubblica

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