venerdì 28 maggio 2010

Sei sempre la solita

Quando la Coppa dei Campioni era solo un ricordo (e anche un po’ un’ossessione) in bianco e nero, erano in molti a pensare che la stranezza dell’Inter dipendesse da quello. Che tutte le altre vittorie (scudetti, Coppe Italia, Supercoppe italiane, Coppa Uefa) per quanto ben gradite, non riuscivano a colmare quel vuoto ogni giorno sempre più grande e che impediva di godersela fino in fondo. La gioia dello scudetto del 2008 (arrivato quasi in extremis, con i due gol di Ibrahimovic a Parma) passò quasi subito in secondo piano, con l'esonero di Mancini nato dall'annuncio del suo addio dopo l'eliminazione in Champions da parte del Liverpool. E anche la vittoria del 2009 fu turbata dai dubbi di José Mourinho, pronto a restare in nerazzurro al 99,9%, poi diventato il 99,99 e infine 100 con l'arrivo di Samuel Eto'o e Sneijder e la partenza di Ibrahimovic.

La stagione appena conclusa è stata tra le più gloriose della storia dell'Inter. Vittoria in Coppa Italia, Campionato e Champions League, una tripletta mai realizzata da nessuna squadra italiana. E finalmente quel grande successo internazionale, la riconquista della coppa più prestigiosa del calcio internazionale per club, la trasformazione della grande Inter degli anni 60 da totem ineguagliabile a prima tappa di un lungo cammino. Ma nell'epoca del tempo reale, la società di Massimo Moratti non ha fatto in tempo a portare la Coppa in mezzo al prato del Bernabeu che già la gioia enorme, traboccante, incontenibile doveva fare i conti con gli addii, i dubbi, le paure. José Mourinho annunciava la sua partenza dall'Italia e proprio in queste ore sta litigando con la società per la clausola rescissoria. Diego Milito, l'uomo che in 17 giorni, con quattro gol aveva dato all'Inter le tre coppe e grazie all'Inter era entrato nella storia del calcio, festeggiava il trionfo annunciando al mondo di avere altre offerte. Un virgolettato di Wesley Sneijder (poi smentito) accennava a un possibile ritorno al Real Madrid, la squadra che l'estate scorsa - senza avvertirlo - non gli aveva più fatto trovare l'armadietto in spogliatoio.

Viene da pensare che l'Inter, pazza per definizione (e per inno ufficiale), una volta persa questa etichetta sul campo, dove si è trasformata in implacabile macchina da vittorie, sia affezionata a tale immagine di follia al punto da garantirsi altrove sempre qualcosa di razionalmente inspiegabile. D'altra parte, parliamo di una squadra che, in una delle notti che resterà per sempre nella leggenda del club (quella della semifinale d'andata vinta 3-1 sul Barcellona) si fece notare anche - e quasi soprattutto - per uno dei suoi giocatori di classe più pura, Mario Balotelli, che si mette a litigare con i tifosi, si toglie la maglia e la getta per terra in segno di disprezzo. Ad agosto l'Inter affronterà l'Atletico Madrid per la Supercoppa europea. A dicembre, a Dubai, ci sarà il Mondiale per club. Che cos'altro s'inventeranno, i nerazzurri per non godersi il momento che aspettavano da 45 anni?

di Tommaso Pellizzari; CORRIERE DELLA SERA

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