Il sigillo sul Giro di Ivan Basso, l'impresa di Johann Tschopp: sono due dei tanti motivi offerti dal penultimo atto su Gavia e Tonale. Alla maglia rosa piace vincere, ma non stravincere. La tappa del Gavia è insidiosa in salita, insidiosissima in discesa: il varesino con la sua squadra controlla la situazione, intonando sul Tonale anche un inno alla riconoscenza. L'unica vera accelerazione la produce negli ultimi due km, l'unico vero guizzo, di quelli da ghigno feroce sul volto, lo piazza nel rettilineo finale, quando 'ruba' a Scarponi gli otto secondi di abbuono che permettono al fido Nibali di mantenere per un secondo il podio.
"Tappa durissima, ringrazio Ivan per aver tolto gli abbuoni a Scarponi", spiega Nibali. Parola a Basso: "Per noi un'altra giornata felice, complimenti a tutta la squadra, oggi in particolare a Vanotti che è stato strepitoso. Un ringraziamento speciale anche a Nibali, un giovane con voglia di emergere che però si è messo a disposizione del leader. Programmi? Intanto pensiamo a finire questo Giro, poi penso di poter fare bene anche al Tour del France"
Piace in tutto Basso, ma piace anche David Arroyo: allo spagnolo non passa lontanamente per la testa di attaccare Basso neanche sul suo punto debole, la discesa dal Gavia. Fa due conti, limita i danni anche nell'ascesa finale: 1'15'' di ritardo da Basso in classifica non sono oggettivamente recuperabili nella crono di Verona, ma il secondo posto è blindato - a meno di cose grosse - dall'attacco di Scarponi e Nibali. "Giù dal Gavia l'asfalto non era buono - dice Arroyo -, troppo pericoloso attaccare, ho preferito scendere tranquillo".
Tschopp, uno svizzero che fino ad ora aveva vinto in carriera solo il Tropicale Amissa Bongo, corsa del centro Africa. Con tutto il rispetto, vincere al Giro una tappa del genere è un'altra cosa. Tschopp, noto per la sua sensibilità ecologica (non butta mai le borracce), compie la classica impresa. Unico neo, ma in questo il tifo ci influenza, aver dato troppo nel testa a testa contro un Simoni al passo d'addio sulla Cima Coppi: "Simoni nella sua carriera ha vinto tante volte, la Cima Coppi era un traguardo simbolico importante e non me la sono sentita di rinunciare a questa soddisfazione - spiega Tschopp -. Se pensavo di vincere al momento dell'attacco? Quando si va in fuga si pensa sempre di giungere a destinazione". La penultima in carriera di Simoni è stata comunque splendida. Gibo all'attacco, secondo sul Gavia. Poi l'età lo tradisce ma lui saluta tutti, in una scena da ciclismo antico, parlando in corsa ai microfoni Rai: "Era la tappa giusta per provare, potevo starmene più tranquillo sul Gavia per giocarmi più possibilità nel finale, ma va bene così"
La cronaca della tappa scivola su una azione da lontano di un nutrito drappello di uomini che via via si assottiglia. Ne fanno parte anche elementi di buona classifica come Sastre e Vinokourov. Grande volontà da parte loro, ma alla resa dei conti è Tschopp quello che piazza lo scatto giusto. Tra i big la gara la accende Evans, in un moto d'orgoglio che peraltro gli permette di mettere le mani sulla maglia rossa della classifica a punti. Il campione del mondo non fa il vuoto ma guadagna, sulla sua scia parte Scarponi: è caccia al podio, ma il marchigiano si arrende al senso si riconoscenza di Basso verso Nibali.
di Luigi Panella; la Repubblica
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