lunedì 24 maggio 2010

Adiòs

Josè Mourinho si è fatto dare il pallone del match, lo conserverà come il più caro dei ricordi di quella che lui stesso ha definito "la partita più importante della sua vita". A quanto pare a partire da stanotte la vita sua e quella di molti altri cambierà - anche questa l'aveva detta lui alla vigilia - a quanto pare ha davvero il coraggio di lasciare una creatura che è assolutamente sua, che lui ha inventato, ha cresciuto, ha perfezionato. E del resto non è certo il coraggio, che manca all'allenatore che ha vinto già con due squadre diverse, il Porto prima e l'Inter stasera. Vuole farlo con tre e il Real Madrid fa al caso suo. Con uno così mai sorprendersi troppo. Difficile calarsi nella mente di un uomo del genere, e soprattutto durante una notte del genere: gli stimoli e i pensieri suoi non sono quelli degli altri, il ragionamento che facciamo noi non può essere lo stesso di uno così imprevedibile, spesso insopportabile, ma altrettanto geniale.

Forse quello che Mou recita è un magistrale copione, una strategia, forse con il Real non è tutto fatto al 100%, come sostiene lui stesso e come invece dicono qui a Madrid, ma la sensazione, in questo momento, è che la vittoria abbia proprio chiuso il breve e trionfale ciclo di Mourinho all'Inter. Evidentemente non ha più nulla da chiedere al club di Moratti, una volta riportatolo sul trono d'Europa dopo 45 anni di attesa, e come tutti quelli che amano la perfezione, vogliono andarsene sul più bello. Proprio per lasciare un ricordo eccezionale, insuperabile, unico, irripetibile. Certo deve essere dura lasciare una squadra con cui potrebbe vincere molto altro ancora, proprio come fece la Grande Inter degli anni 60, ma Mou è capace di scelte clamorose. Anzi, vive di colpi di scena. Anche Milito, il grande protagonista della notte spagnola e della stagione dell'Inter, ha detto che non è sicuro di restare: l'Inter che in una notte torna campione d'Europa, perde il suo allenatore, e rischia di perdere il suo centravanti. Difficile da credere, ma bisogna farlo, e da raccontare.

La festa di Madrid è stata totale, ma più la notte avanzava e più c'era sbigottimento, incredulità, quasi una vena di malinconia. Il futuro di Mourinho è evidentemente in Spagna, lo si è intuito subito dalle parole di Moratti: "Stasera ho visto Mourinho piangere, non vorrei fosse il senso di colpa". E lui poi ha aggiunto: "Voglio essere l'unico allenatore che vince la Champions con tre squadre diverse. E' più probabile che vada via, piuttosto che rimanga". E ancora: "Io quando vinco non mi fermo, e qui ho vinto tutto: ho vinto la Champions con due club, posso farlo con tre". Del resto lo sapevamo è con l'Italia e in particolare col calcio italiano che il rapporto non funziona: "Tante cose non mi sono piaciute, da tre o quattro mesi penso di andare via".

L'Inter della notte magica di Madrid è una splendida follia nelle mani di un attore geniale. Non difficile, quasi impossibile da raccontare. La gente impazzisce di gioie e corre felice verso l'aeroporto per tornare a festeggiare a Milano. Al domani ci si penserà.

di Fabrizio Bocca; la Repubblica

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