venerdì 28 maggio 2010

Ora si fa sul serio

Ivan Basso è in maglia rosa, il Giro d'Italia è nelle sue mani. Come un pugile che sa di essere più forte ma non ha fretta, freddo nel perseguimento dell’obbiettivo. Ivan il Terribile logora ai fianchi i suoi avversari con un ritmo impressionante sulle pendenze del Mortirolo, rischia qualcosa in discesa, ma poi in una sorta di cronometro dalle dolci pendenze verso l'Aprica, scortato da un altrettanto eccezionale Vincenzo Nibali, amplia il vantaggio in maniera decisiva. Fondamentale l'apporto del messinese, che 'salva' il capitano nella discesa più perfida, fa da pittore alle curve più difficili, poi gli dà una mano fondamentale nel riprendere margine quando Arroyo urla con rabbia il canto del cigno. Ciò non deve comunque far passare in secondo piano l'impresa di Michele Scarponi, insieme ai due Liquigas nelle fasi salienti e poi trionfante con merito sul traguardo.

"Sono felice, sicuramente è una giornata fantastica dopo i momenti difficili passati - spiega Basso dopo l'arrivo -. Sul Mortirolo potevo provare ad allungare, ma la strategia migliore era restare uniti con Nibali per migliorare anche la sua classifica. Inoltre abbiamo trovato un grande Scarponi che ci ha dato una mano importante. E' un grande momento, non penso al passato, ora massima concentrazione sulle ultime due tappe". Tappe non semplici. Sabato c'è il Gavia, la Cima Coppi, con la sua cornice di ghiaccio. Domenica poi Verona, crono di 15 km che dovrebbe comunque riguardare solo il secondo e tezo gradino del podio.

Basso riassume nella maniera migliore la tattica di squadra. La Liquigas è la più forte, lo dimostra nella parte pianeggiante con il lavoro di Agnoli e Kiserlovski, lo conferma nelle prime rampe del Mortirolo, quando Szmyd intossica i muscoli di Evans e compagni rendendo la corsa durissima. Onore delle armi comunque per David Arroyo. La sua corsa è un monumento all'intelligenza. Lo spagnolo non prova neanche a tenere il ritmo di Basso sul Mortirolo, non commette lo sbaglio di Evans, non si cuoce. E' abbastanza fresco quando si getta nella discesa dal Mortirolo con apparente incoscienza, riducendo il ritardo di oltre un minuto e riprendendosi la rosa virtuale.

Ai piedi della salita finale però Arroyo è sfortunato. Prima trova un Vinokourov poco disposto a dargli una mano, quindi incrocia gli spompati Sastre ed Evans, oltre a Gadret. Con gente che ha già dato tutto, difficile chiedere collaborazione: ad Arroyo non rimane che salire con le proprie forze, rabbioso per una rosa che sfuma ed alla quale - dichiarazioni di circostanza a parte - si stava proprio affezionando.

Riavvolgiamo il nastro di una tappa stupenda. Per i fuggitivi di giornata è la tappa meno indicata per andarsene. Lo capiscono bene i nove che fanno parte del drappello che attacca nella fase iniziale. Tutti all’avventura, forse un obbiettivo preciso per Rodriguez e Failli, punti di appoggio per Scarponi e Garzelli. Già, Garzelli. Dopo l'impresa di Plan de Corones cerca il bis eclatante andando per primo a riprendere gli attaccanti sul Mortirolo. Niente da fare però per il 37enne dell'Acqua&Sapone quando Basso impone il ritmo portando dietro di sè Nibali e Scarponi. Da qui alla fine, Basso e Nibali sembrano due innamorati. Basso potrebbe andarsene in salita ma aspetta sapientemente il compagno. Mai tattica fu più giusta, perchè Nibali, se non toglie, attenua i disagi di Basso. "Pensavamo a questa tappa da giorni - spiega Nibali -, abbiamo dato una grande dimostrazione di squadra. Sono contento per Ivan, ora è lui il più forte, ma penso che in futuro mi toglierò soddisfazioni al Giro". Poi la salita finale, con i tre davanti che volano. Primo Scarponi ("Arrivo sul Gavia con il mal di gambe, ma che soddisfazione"), secondo Basso, terzo Nibali. Stavolta all'Aprica Ivan non vince come 4 anni fa, ma alla stessa maniera suggella il suo trionfo.

di Luigi Panella, la Repubblica

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