Ci siamo. Niente va più. Ecco il penultimo pranzo prima della finale, ecco nel pomeriggio l'ultimo allenamento a Valdebebas, il centro sportivo del Real Madrid. A sera l'ultima cena prima dell'evento, le chiacchiere in ritiro e le ore che corrono lente, la storia che si avvicina, la notte che deve passare. Vigilia di Bayern-Inter. E' la cinquantasettesima partita ufficiale dei nerazzurri in questa stagione, ed è la più importante. Trentotto anni dopo, l'Inter è in finale di Champions: nel 1972 finì 2-0 per l'Ajax a Rotterdam, ma erano i lanceri inumani di Cruijff. Quarantacinque anni dopo l'ultima vittoria (1-0 sul Benfica a Milano, rete di Jair nella tempesta), la Beneamata potrebbe tornare ad abbrancare le grandi orecchie della coppa più prestigiosa che ci sia. E Massimo Moratti, coronando un sogno che dura da qualche decennio, potrebbe eguagliare il padre Angelo.
Che pressione, ma che soddisfazione. E' la quarta finale nella storia dell'Inter: le prime due vinte (3-1 sul Real nel 1964, poi l'1-0 sul Benfica), le altre due perse: Celtic-Inter 2-1 nel 1967, poi la lezione dell'Ajax cinque anni dopo. L'Inter è arrivata qui eliminando grandi avversarie come Chelsea e Barcellona (oltre al Cska Mosca), ogni volta qualificandosi giocando il ritorno in trasferta. E' qui perché ha giocato con un'intensità eccezionale nelle gare decisive, perché ha giocatori universali come Eto'o, Sneijder e Milito che sono stati la marcia in più, perché intorno a Lucio e Samuel si è arroccato il reparto difensivo più coriaceo d'Europa. Sono soltanto due, nell'Inter, i giocatori che hanno già disputato una finale di Champions: Eto'o, che ha giocato e vinto (segnando in entrambe le occasioni) le finali del 2006 e del 2009 col Barcellona, e Lucio, che ha giocato e perso (ma segnando un gol) la finale tra Real e Bayer Leverkusen nel 2002. L'altro reduce da una finale, Thiago Motta (col Barcellona nel 2006), è squalificato.
L'Inter è leggermente favorita, perché a livello individuale ha giocatori più decisivi di quelli del Bayern (Mou ha ancora un solo dubbio, quello tra Pandev e Balotelli), ma lo stratega Van Gaal può complicare i piani di chiunque. Persino di Josè Mourinho, che pure ha condotto per mano l'Inter a una finale che un anno fa sembrava impensabile: l'uomo di Setubal ha cambiato la testa e il cuore di un intero gruppo di giocatori, ed è questo il suo merito principale, oltre a quello di essere arrivato fin qui anche con qualche aiuto della buona sorte, ma si sa che la fortuna è necessaria. Sarà anche l'ultima partita di Josè Mourinho sulla panchina dell'Inter, ormai si è capito, ormai lo sanno tutti. Entro martedì ci sarà l'annuncio ufficiale del suo passaggio al Real Madrid, ci sarà un contratto triennale da molti milioni di euro (almeno 12) e Mou dirà addio all'Italia, senza rimpianti, se non quelli di lasciare un vuoto enorme nell'Inter. Prima, però, vorrebbe regalare al club il successo cui tutti tengono tantissimo.
Madrid annega nel sole, il cielo è di un azzurro limpido che fa bene al cuore, l'aria è calda e secca e la gente affolla i marciapiedi, le piazze, i bar e i ristoranti all'aperto. E' una città meravigliosa, come meraviglioso e rigonfio di gloria è il vecchio Bernabeu, teatro della finale. Sarà una grande partita. L'Inter spera che vinca il migliore.
di Andrea Sorrentino; la Repubblica
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