Caro Presidente,
dal triplice fischio del Camp Nou, non faccio che pensare alla finale di Madrid. Da allora - ed anche prima seppur non troppo intensamente causa scaramanzia - ho cercato di capire come potessi fare per recuperare un biglietto. Seguo l’Inter da sempre, abbonata da anni, prima in Curva ora al primo anello, ho il cuore nerazzurro fin da bambina, per quei colori ho pianto, sofferto e da qualche anno ho cominciato anche a gioire. A Madrid volevo esserci. Appunto, volevo, passato...
Da oggi, Caro Presidente, ho deciso che a Madrid non ci sarò. Dopo due settimane alla ricerca estenuante di un’informazione, di una possibilità, confusa da mille voci, chiesto udienza a mille amici di famiglia, conoscenti ben introdotti, sentito migliaia di millantatori, centinaia di tour operator, ho finalmente deciso: la mia passione non è in vendita.
Mi sono umiliata per avere un biglietto e, alla fine, c’ero anche riuscita: a 500 euro, ovviamente, non certo al prezzo ufficiale - di molto inferiore - ma se non altro ce l’avevo. Pronta anche a partire in macchina pur di esserci, perché naturalmente i voli sono andati esauriti o, comunque, sono già a prezzi esorbitanti. Poi, però, mi son fermata un attimo a pensare e mi son chiesta: ma è giusto tutto questo? E’ giusto che io, come milioni di tifosi dell’Inter, sia trattata in questo modo?
Il Bernabeu conterrà 100mila spettatori più o meno, no? Quanti tifosi dell’Inter provenienti da tutta Italia si accamperanno da venerdì sera (se non già da giovedì) davanti all’unica filiale della Banca autorizzata dalla società alla vendita di 5mila biglietti? 5mila biglietti su 100mila? E tutti gli altri? Non erano 23mila - già una miseria - quelli assegnati a ciascuno dei due club? E in vendita ce ne vanno solo 5mila?
Ah già, ci sono quelli della Curva - pur doverosi per assiduità, passione e costanza - che però finiranno nelle mani dei soliti noti e dei loro amici e parenti, poi ci sono quelli per giocatori e staff, mogli, figli e cugini fino al settimo grado, poi ci sono quelli per gli sponsor e i loro clienti, infine non ci vogliamo portare la Vecchia Inter e tutti i dipendenti di quella Nuova? I biglietti finiscono in fretta, tranne che nelle mani dei bagarini, vero? A loro non mancano mai e - ovviamente - nessuno riesce a capire da dove li prendano, giusto? Non sarà mica per questo che all’appello ne mancano più di 15mila? Non è che - visto che ha aspettato 40 anni - qualcuno ha pensato bene di arricchirsi che chissà mai quando ricapita?
Ai tifosi, Caro Presidente, Lei - o qualcuno della società - ci ha pensato, magari anche solo per un secondo? A quelli veri, intendo, quelli che l’Inter la seguono una vita, ovunque, gli abbonati, quelli fedeli, non gli amici degli amici che “esserci a Madrid” fa figo. O quelli li abbiamo già spremuti a sufficienza? O per quelli c’è solo un grazie e arrivederci al prossimo abbonamento? Eh no, Caro Presidente, io a Madrid non ci sarò, perché non mi piego alla solita mentalità italiana, per cui se vuoi qualcosa - anche un tuo diritto - ti devi vendere, prostituire, umiliare o - se sei fortunata - chiedere una semplice raccomandazione.
Ieri, dunque, è stata la mia ultima partita della stagione. Ho salutato i miei “vicini” di seggiolino e dato loro appuntamento all’anno prossimo. Perché benché la società non se lo meriti - e stia facendo di tutto per farmi disamorare - continuerò a tifare per quei colori che mi fanno ancora emozionare. E col cuore, sarò a Madrid, al fianco di chi, questa finale, se l’è davvero meritata, invidiando migliaia di persone che - invece - ci sono solo perché amici di qualcuno.
Irene, tifosa interista; da Goal.com
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