Dagli Euro 2016 assegnati venerdì alla "sua" Francia, alla commemorazione della tragedia dell'Heysel con la "sua" Juve, di ieri e di oggi: il mondo di Michel Platini, ora presidente del calcio d'Europa. "Quella partita di Bruxelles non è finita 25 anni fa, non è mai finita, non finirà mai. È stata una partita vera, combattuta, ed era giusto, come dissi allora, che morto il trapezista entrassero i clown. Noi d'altronde non sapevamo cosa stava succedendo sugli spalti, non potevamo saperlo, e mio padre che era lì lo scoprì il giorno dopo alla radio. Si doveva giocare: sarebbe stato molto peggio se non fossimo scesi in campo".
Cosa può promettere, oggi, il presidente dell'Uefa?
"Il mio impegno, la mia responsabilità è che non succeda mai più una tragedia del genere: molte cose sono cambiate negli stadi: ora sono più sicuri, tutti a sedere, senza più barriere".
L'Italia ha perso per la seconda volta gli Europei e non potrà più ricandidarsi: stadi fatiscenti, violenti che spadroneggiano, siamo destinati ad un rapido declino?
"Dipende solo da voi, gli stadi potete farli anche senza avere gli Europei, no?"
Boniperti ha detto che dopo l'Heysel l'Inghilterra ha fatto passi da gigante mentre l'Italia è sempre in mezzo al guado...
"Non dobbiamo aspettare le stragi per migliorare, meglio farlo subito".
E i violenti?
"Un problema soprattutto di giustizia e polizia: li conoscete gli imbecilli? Allora cacciateli dagli stadi".
La tessera del tifoso?
"Un fatto italiano: noi non l'abbiamo nelle nostre manifestazioni. Abbiamo spostato la finale della Champions dal mercoledì al sabato, e a Madrid è stata una festa, con le famiglie, i bambini in tribuna. I tifosi di Inter e Bayern si sono comportati benissimo: un grande successo, un piccolo calo del 4-6% negli ascolti tv solo in Europa, perché il sabato sera ci sono tanti programmi, ma un boom nelle Americhe e in Asia, il 50% in più".
Una vittoria per lei gli Europeri al suo amico Sarkozy?
"Macché, la mia vera vittoria è il financial fair play, appena approvato dall'Esecutivo: una rivoluzione dopo cent'anni, che altri non hanno fatto. Io voglio aiutare i club, non ucciderli. Avranno tempo per mettere i bilanci a posto. Niente ghigliottina per il momento. Sono tutti con me, Moratti, Berlusconi, le famiglie Agnelli e Sensi. Così non si poteva più andare avanti".
E i due giudici di area?
"Noi abbiamo passato il tempo per cercare di fregare l'arbitro. Ora lo aiutiamo, ma senza tecnologia. Ci fossero stati i due giudici di area, Henry non avrebbe toccato la palla con la mano. Ora vedremo di migliorare sul fuorigioco, allenando gli assistenti".
Cosa prevede per i Mondiali del Sudafrica?
"Freddo, inverno. Ma spero vinca un'europea...".
Quindi, Inghilterra o Spagna?
"Sono le mie favorite, insieme col Brasile. Poi ci sono una decina di squadre, fra cui l'Italia. La Francia? Uhm".
Italia e Francia vanno ai Mondiali sapendo che dopo i ct non saranno più Lippi e Domenech: un problema per i calciatori?
"Ma quando mai? I giocatori giocano per se stessi e, in qualche caso, per la bandiera. Non certo per il ct".
Ma allora perché lei fece il ct della Francia?
"Mi piaceva: poi in ritiro coi calciatori mi sono rotto le scatole. E pensare che il Real Madrid mi offriva un sacco di soldi...".
Non ci sono più i numeri 10 come Platini o Zidane.
"Strano: i Messi, Ronaldinho adesso li spostano sulla fascia. Noi sulla fascia ci mettevamo quelli che non contavano. Tardelli, Boniek, Cabrini...".
Comandano e guadagnano troppo gli allenatori?
"Sì, sono troppo protagonisti. Non mi piace. Il protagonista deve essere Milito. Non Mourinho. I bambini fanno la collezione delle figurine dei calciatori, mica dei tecnici".
Lei non appoggia Blatter sul 6-5.
"Una battaglia persa. Io mi batto per evitare che i brasiliani dopo 5 anni diventino italiani e giochino tutti in Nazionale".
Come mai ha deciso di ricandidarsi alla presidenza dell'Uefa?
(Sorride) "Perché voglio consegnare una Coppa alla Juve. Ma temo che dovrò modificare lo statuto, allungando il mandato da quattro a otto anni... Mi raccomando, è una battuta".
di Fulvio Bianchi; la Repubblica
Nessun commento:
Posta un commento