mercoledì 14 luglio 2010

Resta dove sei

Il ritardo di sette minuti alla prima campanella dell’anno suonata da Rafa Benitez stavolta c’entra ben poco, così come le dimissioni presentate all’Associazione italiana calciatori. Mario Balotelli ha le valigie in mano (così dice il suo potente manager) e il «sistema Italia» si interroga, o almeno dovrebbe farlo. La domanda è semplice, le risposte confuse: se la Nazionale di Prandelli sarà multietnica e aperta agli oriundi, perché il nostro campionato sta per farsi soffiare uno dei suoi pochi, veri, talenti simbolo dell’integrazione? La decisione finale ovviamente spetta a Massimo Moratti, che di Supermario è il datore di lavoro. L’Inter ha cambiato filosofia, il mercato non è più terra di conquista da parte di un club che si è allineato al motto «prima si cede, poi si acquista...». Dunque, Balotelli non è più incedibile, Manchester (il City è in vantaggio sullo United) lo corteggia, e il presidente nerazzurro - forse piccato dagli ammiccamenti del giocatore e dall’attivismo dell’agente- ha affermato che non attaccherà il telefono in faccia a nessuno.

Fin qui si potrebbe leggere il tutto come ordinarie schermaglie di mercato, domanda e offerta, vinca il più forte. Ma nel caso di Balotelli qualcosa sfugge, perché una sua cessione segnerebbe una nuova sconfitta del calcio italiano che si è appena leccato le ferite mondiali al grido «ripartiremo dall’interista». Cosa fare per evitare i saluti? Moratti sembra aver gettato la spugna e davanti alla chiamata giusta è pronto a inaugurare l’era del cosiddetto fair play finanziario (un occhio ai bilanci) proprio sacrificando il suo gioiello più invidiato: stranezze dei tempi e addio progetti a lunga scadenza.

L’Inter non costruisce muri invalicabili, dunque. Chi di variabili del calcio se ne intende, prova ad analizzare il possibile scenario. «All’estero Balotelli diventerebbe un vero professionista e più in fretta che da noi», così Arrigo Sacchi, il cui nome viene accostato alla Federcalcio per andarne a occupare un ruolo di grande consigliere nella gestione Prandelli. «Stiamo parlando di un giocatore dell’Inter e, a Moratti, spettano le scelte findamentali sul suo conto: i problemi del nostro calcio - continua Sacchi - sono quelli legati ai 16 esoneri di allenatori in una stagione, alla gente che gira con i coltelli e agli stadi come galere. Il miracolo l’abbiamo fatto quattro anni fa a Berlino, quanto accaduto in Sudafrica è lo specchio fedele della situazione». Balotelli via senza alterare i già fragili equilibri del sistema Italia, così la pensa l’ex ct azzurro di Pasadena ’94. Un altro tecnico, oggi alla guida dell’Under 21, sorride un po’ meno. «Premesso che non conosco la situazione e non so dove giocherà Balotelli la prossima stagione, posso dire che avere sotto gli occhi per tutto l’anno un giocatore forte e di talento sarebbe meglio», spiega Pierluigi Casiraghi che chiederà a Prandelli di lasciargli Balotelli per le sfide con Bosnia e Galles di settembre, incroci decisivi dove gli azzurrini si giocheranno il visto per le Olimpiadi di Londra 2012 (negli stessi giorni l’Italia debutterà nel girone di qualificazione per gli Europei del 2012).

L’Under 21 lo aspetta, la Nazionale anche, l’Inter lo ha messo sul mercato. L’effetto di un possibile trasloco all’estero di Balotelli spariglierebbe i giochi, ma non stravolgerebbe i piani di Prandelli. «Il nuovo ct è stato chiaro: non ha parlato di uomini, ma di attaccamento alla maglia e dell’orgoglio di sentirsi italiani. In Nazionale - precisa Demetrio Albertini, vice presidente della Figc e candidato a guidare il Club Italia - gioca chi merita e Balotelli deve meritarselo, nel nostro campionato o altrove. Una sconfitta per il nostro sistema? Il sistema Italia è stato rappresentato ai massimi livelli dall’Inter che ha vinto tutto. E, poi, stiamo parlando della possibile partenza di un talento, non di uno sconosciuto».

di Guglielmo Buccheri; LA STAMPA

Nessun commento:

Posta un commento