When the Seagulls...
sabato 10 marzo 2012
INTER-Catania 2-2
Grande reazione di carattere. Ma Cambiasso non può meritarsi una cosa del genere. Pazzini datti all'ippica.
sabato 18 febbraio 2012
sabato 11 febbraio 2012
giovedì 2 febbraio 2012
Tanto per gradire
Bene, sono 5 punti in due partite buttati nel cesso; cui potremmo aggiungere i 3 della rovinosa partita contro il Novara sotto Gasp. E fanno 8 punti "facili"... in meno.
A voi le conclusioni.
INTER-Palermo 4-4
"Farò di necessità virtù", ripete, e intanto sorride, ma è allenatore troppo navigato, Claudio Ranieri, per mostrare al mondo la vera natura di quel sorriso. C'è un filo di amarezza, nel tecnico dell'Inter, per come si è concluso il mercato nerazzurro. Perché nella sessione invernale ha trionfato la linea del club, ed è stata nettamente sconfitta quella dell'allenatore. Perché il club ha pensato al futuro prossimo, e non a quello immediato: si è fatta cassa con Thiago Motta (rinunciando a prolungargli e ritoccargli il contratto, come il brasiliano chiedeva) e si è preso Guarin più per la prossima stagione che per quella attuale, visto che il giocatore è ineleggibile in Champions e sarà pronto tra un mesetto perché è pure infortunato. Lo scudetto è diventato ormai una chimera e per la Champions, ormai alle porte e unico obiettivo rimasto, il tecnico deve trovare la giusta quadratura della squadra.
Delle richieste dell'allenatore non si è tenuto gran conto, o in ogni caso non si è riusciti prenderle in considerazione. Ranieri aveva trovato una quadratura tattica col 4-4-2 e Thiago Motta perno insostituibile? Beh, Motta è stato ceduto e al suo posto è arrivato Palombo, non esattamente un omologo. Ranieri avrebbe voluto un attaccante esterno per provare un 4-2-3-1 di mourinhana memoria? Nemmeno l'attaccante esterno è arrivato. Il risultato è
Delle richieste dell'allenatore non si è tenuto gran conto, o in ogni caso non si è riusciti prenderle in considerazione. Ranieri aveva trovato una quadratura tattica col 4-4-2 e Thiago Motta perno insostituibile? Beh, Motta è stato ceduto e al suo posto è arrivato Palombo, non esattamente un omologo. Ranieri avrebbe voluto un attaccante esterno per provare un 4-2-3-1 di mourinhana memoria? Nemmeno l'attaccante esterno è arrivato. Il risultato è
che Ranieri dopo il mercato di gennaio si ritrova un'Inter sostanzialmente più debole, o di sicuro non più forte. Ergo, qual è il segnale che il club ha inviato? Che non crede nella rincorsa scudetto, per prima cosa. La seconda: che le esigenze di Ranieri non sono prioritarie. Brutto, bruttissimo segnale, conoscendo la storia recente dell'Inter. Due dei tre predecessori del tecnico romano, nel dopo-Mourinho, hanno avuto lo stesso trattamento, col club che ha ceduto un pezzo pregiato della rosa senza rafforzarla in alcun modo concreto: è gà accaduto a Benitez (via Balotelli, nessun acquisto) e Gasperini (via Eto'o e in cambio gli acquisti al risparmio di Forlan e Zarate: infatti s'è visto com'è andata).
Due precedenti a dire il vero allarmanti, dal punto di vista di Ranieri: Benitez e Gasperini hanno avuto vita brevissima, sono state meteore che pochissimi rimpiangono (anche perché il club non li aveva mai davvero apprezzati). Al solo Leonardo, giusto un anno fa, Moratti regalò giocatori per una rimonta in cui il presidente credeva, anche solo per il gusto di combinare uno scherzaccio al Milan: arrivarono Pazzini, Ranocchia, Nagatomo e Kharja. A Ranieri, invece, vendono Thiago Motta nonostante il tecnico per giorni dica che "non è un giocatore sostituibile", gli prendono Palombo e un Guarin tutto da scoprire, e neanche in buona salute (è fermo da quasi tre mesi). Risultato: "Farò di necessità virtù", sorride quieto Ranieri, mentre dentro ribolle, ma medita di moltiplicare gli sforzi per trovare una quadratura tattica, un assetto decente anche senza Thiago Motta e il 4-4-2. Sarà dura, e si è visto anche contro il Palermo, in una partita in cui tanti giudizi devono comunque essere sospesi perché non è stato calcio autentico. Poche indicazioni, ma concrete: Milito è in fortissima ripresa, neve o non neve; la coppia difensiva Lucio-Ranocchia è la peggiore che l'Inter possa schierare; su Poli è opportuno credere per il futuro. Per il resto, da Roma-Inter in poi, i nerazzurri corrono sul filo. E Ranieri un po' di più.
Elogi del presidente al "Principe": "Ricorderò i quattro gol segnati da Milito perchè è un'impresa notevole. Poi, il risultato per uno spettatore al quale non importa nulla nè del Palermo nè dell'Inter è divertente, per chi è tifoso un pò meno. Si diceva che era in crisi, ma allo stesso modo si diceva che nel momento nel quale avrebbe di nuovo iniziato a segnare l'avrebbe fatto a ripetizione". Ironico sul campo di san Siro imbiancato dalla neve: "L'abbondante nevicata ha influito sul tipo di partita perchè sono quelle partite con un clima un pò diverso che fanno venire fuori anche delle gare un pò diverse. Terreno ghiacciato, anche se forse quello di San Siro era meglio ieri sera rispetto al solito. Per il resto la partita è stata un pò pazza, da ricordare e certamente avevamo già vinto quindi dispiace". I due punti lasciati sul campo fanno male, ma resta la soddisfazione per la grande serata del Principe.
Due precedenti a dire il vero allarmanti, dal punto di vista di Ranieri: Benitez e Gasperini hanno avuto vita brevissima, sono state meteore che pochissimi rimpiangono (anche perché il club non li aveva mai davvero apprezzati). Al solo Leonardo, giusto un anno fa, Moratti regalò giocatori per una rimonta in cui il presidente credeva, anche solo per il gusto di combinare uno scherzaccio al Milan: arrivarono Pazzini, Ranocchia, Nagatomo e Kharja. A Ranieri, invece, vendono Thiago Motta nonostante il tecnico per giorni dica che "non è un giocatore sostituibile", gli prendono Palombo e un Guarin tutto da scoprire, e neanche in buona salute (è fermo da quasi tre mesi). Risultato: "Farò di necessità virtù", sorride quieto Ranieri, mentre dentro ribolle, ma medita di moltiplicare gli sforzi per trovare una quadratura tattica, un assetto decente anche senza Thiago Motta e il 4-4-2. Sarà dura, e si è visto anche contro il Palermo, in una partita in cui tanti giudizi devono comunque essere sospesi perché non è stato calcio autentico. Poche indicazioni, ma concrete: Milito è in fortissima ripresa, neve o non neve; la coppia difensiva Lucio-Ranocchia è la peggiore che l'Inter possa schierare; su Poli è opportuno credere per il futuro. Per il resto, da Roma-Inter in poi, i nerazzurri corrono sul filo. E Ranieri un po' di più.
Elogi del presidente al "Principe": "Ricorderò i quattro gol segnati da Milito perchè è un'impresa notevole. Poi, il risultato per uno spettatore al quale non importa nulla nè del Palermo nè dell'Inter è divertente, per chi è tifoso un pò meno. Si diceva che era in crisi, ma allo stesso modo si diceva che nel momento nel quale avrebbe di nuovo iniziato a segnare l'avrebbe fatto a ripetizione". Ironico sul campo di san Siro imbiancato dalla neve: "L'abbondante nevicata ha influito sul tipo di partita perchè sono quelle partite con un clima un pò diverso che fanno venire fuori anche delle gare un pò diverse. Terreno ghiacciato, anche se forse quello di San Siro era meglio ieri sera rispetto al solito. Per il resto la partita è stata un pò pazza, da ricordare e certamente avevamo già vinto quindi dispiace". I due punti lasciati sul campo fanno male, ma resta la soddisfazione per la grande serata del Principe.
di Andrea Sorrentino; la Repubblica
domenica 29 gennaio 2012
venerdì 27 gennaio 2012
Napoli-INTER 2-0
Cavani ci butta fuori dalla Coppa Italia. Dispiace, ma poco male. In semifinale il Napoli affronterà il Siena (storico traguardo) che eliminato il Chievo. Dall'altra parte del tabellone Milan e Juventus.
lunedì 23 gennaio 2012
lunedì 16 gennaio 2012
L'analisi
Con la vittoria nel derby l'Inter ottiene qualcosa in più del risultato del campo, meritato per quanto non previsto dalla maggior parte dei pronostici. Riapre il campionato, che chiuso non era ma la vedeva fuori dall'uscio. Un incrocio di risultati e di colori semplificava il lavoro dell'Inter, cui un pari poco serviva. La Juve aveva pareggiato col Cagliari, strano ritorno del rossoblù a rallentare la corsa della squadra di Conte: prima del Cagliari, anche Bologna e Genoa avevano pareggiato a Torino. A Marassi, ancora rossoblù (Genoa) a rallentare, anzi a battere altri bianconeri (Udinese). Così, ci guadagnano le seconde linee, e l'Inter ci guadagna parecchio in autostima perché fin qui non era riuscita a battere nessuna delle squadre che la precedevano.
Non è stato un bel derby, specie nel primo tempo. Nemmeno le condizioni erano ideali: una ghiacciaia lo stadio, scivoloso il campo. Ranieri azzecca la formazione, Snejider in panchina, per lui solo l'ultimo quarto d'ora. Giusta prudenza, per un giocatore fermo dal 2 novembre. Allegri non azzecca la formazione, ma è tutto il Milan in blocco ad avere la responsabilità di una pessima gestione dell'ultima settimana. Si è parlato molto più della partenza di Pato, e in seconda battuta del rinnovo del contratto di Allegri, che dell'Inter. Non è un caso che dopo meno di 5' l'Inter abbia già fatto gol (testa di T. Motta) annullato per un fuorigioco che non c'è. L'Inter gioca come Ranieri aveva annunciato: raccolta e pronta a colpire in contropiede.
Non è stato un bel derby, specie nel primo tempo. Nemmeno le condizioni erano ideali: una ghiacciaia lo stadio, scivoloso il campo. Ranieri azzecca la formazione, Snejider in panchina, per lui solo l'ultimo quarto d'ora. Giusta prudenza, per un giocatore fermo dal 2 novembre. Allegri non azzecca la formazione, ma è tutto il Milan in blocco ad avere la responsabilità di una pessima gestione dell'ultima settimana. Si è parlato molto più della partenza di Pato, e in seconda battuta del rinnovo del contratto di Allegri, che dell'Inter. Non è un caso che dopo meno di 5' l'Inter abbia già fatto gol (testa di T. Motta) annullato per un fuorigioco che non c'è. L'Inter gioca come Ranieri aveva annunciato: raccolta e pronta a colpire in contropiede.
Il possesso di palla lo lascia volentieri al Milan, che è specialista nel settore. Specialità che serve a poco, quasi a nulla. Dopo che Alvarez ha sciupato il possibile vantaggio, Van Bommel colpisce la traversa.
E' probabile che Pato sentisse molto questa partita. Ma questa partita non ha sentito lui. Pasticcia, non incide, Ibrahimovic gira al largo e solo gli inserimenti (rari) dei centrocampisti possono preoccupare Julio Cesar. Emanuelson è fuori posizione, Boateng pure. Incassato il gol al 9' st (testarda iniziativa di Zanetti, liscio di Abate, sinistro angolato di Milito) il Milan mostra il lato peggiore della sua serata negativa: l'incapacità di essere squadra. Ognuno cerca di raddrizzare la situazione da solo. Robinho entra e divora un gol, Pato esce tra i fischi. Se l'hanno visto ieri sera, al Psg non si metteranno a piangere per il mancato arrivo. Nella sua essenzialità, che si può pure definire conoscenza dei propri limiti, più incisiva l'Inter, che è parsa anche più fresca.
Nel turno delle occasioni perdute (prima la Juve, poi il Milan) la Juve non può lamentarsi. E' partita a tutto gas, ha segnato un bellissimo gol, ha patito le iniziative in velocità del Cagliari. Che avrebbe più motivi di lamentarsi, per due falli di mano in area juventina giudicati involontari dall'arbitro. Conte non ha convinto quando ha spedito in campo Krasic (che ha buttato via il 2-1) e nemmeno ha convinto, fin qui, un mercato che colleziona punte quando servirebbero centrocampisti. Va comunque detto che Conte, con 18, ha superato il record di Carver, imbattuto per 17 partite nel '49/50. L'Udinese, con le note assenze dovute alla Coppa d'Africa, ha perso sì, ma è ancora viva e vegeta.
Domenica sera, Inter-Lazio: deciderà qual è la quarta forza. Resta impressionante il cammino dell'Inter, che ora col recupero degli infortunati (Forlan, oltre a Sneijder) offre maggiori alternative. Resta lontana ma non lontanissima dalla cima: 6 punti. Non succede spesso che nello stesso giorno le prime tre facciano un solo punto. Il Milan non esce ridimensionato, dice Allegri. Dipende dai punti di vista. Un Milan più concentrato, o meno distratto, non avrebbe fallito il doppio obiettivo di giornata: scavalcare la Juve e mettere definitivamente l'Inter fuori dai grandi giochi. Tra le bancarelle del mercato, tra mancate partenze e mancati arrivi, con missioni all'estero e precise volontà presidenziali, la carica agonistica del Milan s'è un po' dissolta e la scarsa propensione al movimento delle sue punte non l'ha aiutato. L'Inter ha fatto tutto quello che doveva per vincere e il Milan le ha dato una mano.
E' probabile che Pato sentisse molto questa partita. Ma questa partita non ha sentito lui. Pasticcia, non incide, Ibrahimovic gira al largo e solo gli inserimenti (rari) dei centrocampisti possono preoccupare Julio Cesar. Emanuelson è fuori posizione, Boateng pure. Incassato il gol al 9' st (testarda iniziativa di Zanetti, liscio di Abate, sinistro angolato di Milito) il Milan mostra il lato peggiore della sua serata negativa: l'incapacità di essere squadra. Ognuno cerca di raddrizzare la situazione da solo. Robinho entra e divora un gol, Pato esce tra i fischi. Se l'hanno visto ieri sera, al Psg non si metteranno a piangere per il mancato arrivo. Nella sua essenzialità, che si può pure definire conoscenza dei propri limiti, più incisiva l'Inter, che è parsa anche più fresca.
Nel turno delle occasioni perdute (prima la Juve, poi il Milan) la Juve non può lamentarsi. E' partita a tutto gas, ha segnato un bellissimo gol, ha patito le iniziative in velocità del Cagliari. Che avrebbe più motivi di lamentarsi, per due falli di mano in area juventina giudicati involontari dall'arbitro. Conte non ha convinto quando ha spedito in campo Krasic (che ha buttato via il 2-1) e nemmeno ha convinto, fin qui, un mercato che colleziona punte quando servirebbero centrocampisti. Va comunque detto che Conte, con 18, ha superato il record di Carver, imbattuto per 17 partite nel '49/50. L'Udinese, con le note assenze dovute alla Coppa d'Africa, ha perso sì, ma è ancora viva e vegeta.
Domenica sera, Inter-Lazio: deciderà qual è la quarta forza. Resta impressionante il cammino dell'Inter, che ora col recupero degli infortunati (Forlan, oltre a Sneijder) offre maggiori alternative. Resta lontana ma non lontanissima dalla cima: 6 punti. Non succede spesso che nello stesso giorno le prime tre facciano un solo punto. Il Milan non esce ridimensionato, dice Allegri. Dipende dai punti di vista. Un Milan più concentrato, o meno distratto, non avrebbe fallito il doppio obiettivo di giornata: scavalcare la Juve e mettere definitivamente l'Inter fuori dai grandi giochi. Tra le bancarelle del mercato, tra mancate partenze e mancati arrivi, con missioni all'estero e precise volontà presidenziali, la carica agonistica del Milan s'è un po' dissolta e la scarsa propensione al movimento delle sue punte non l'ha aiutato. L'Inter ha fatto tutto quello che doveva per vincere e il Milan le ha dato una mano.
di Gianni Mura; la Repubblica
Il vecchio marpione
Anche se non vuole sentirselo dire e quando accade compie gesti scaramantici d'ogni tipo, Claudio Ranieri è indiscutibilmente un uomo da derby. Lo raccontano le cifre, impressionanti. A parte le esperienze all'estero, in cui comunque ha lasciato il segno (con l'Atletico Madrid vinse 3-1 contro il Real al Bernabeu, e quella rimane tuttora l'ultima vittoria dell'Atletico in un derby), è nei derby italiani che Ranieri si esalta. Tre ne ha giocati a Torino con la Juventus: due vittorie e un pareggio. Quattro con la Roma, e sono state tutte vittorie ai danni della Lazio. Quello di ieri era il suo primo a Milano, e ha vinto anche questo. Totale: sette vittorie e un pareggio in otto partite. Un mostro. Se gli chiedete qual è il suo segreto, vi risponderà svogliatamente: "L'importante è avere grandi campioni dalla tua parte...". Macché: è rimasto nella piccola storia del calcio romano il suo azzardo in un derby del 2010, quando alla fine del primo tempo, sotto per 1-0, sostituì Totti e De Rossi lasciandoli negli spogliatoi, e al rientro la Lazio sbagliò il rigore del 2-0 poi la Roma pareggiò e vinse, in una giornata memorabile. Quindi non è neppure una questione di avere o non avere campioni, è proprio che Ranieri nel derby si trova a meraviglia, conosce evidentemente i registri da usare nella preparazione psicologica della gara, poi sa disporre in campo la squadra imponendole un totale controllo tattico della propria metà campo, che è sempre un atteggiamento saggio da tenere in un derby, gara dagli equilibri sottilissimi come poche altre.
Intanto l'1-0 sul Milan è la sesta vittoria consecutiva dell'Inter, l'ottava in nove partite, e rilancia i nerazzurri nella lotta per lo scudetto. Se arrivasse anche una vittoria nell'impegno di domenica prossima contro la Lazio, la rimonta sarebbe cosa fatta. Ma Ranieri si conferma uomo prudentissimo, mai un passo più lungo del dovuto, e in un intervento alla trasmissione Rai "Radio anch'io lo Sport" racconta: "Piano piano stiamo riportando l'Inter alla sua dimensione, che è quella di stare nella parte alta della classifica. Ma non abbiamo ancora fatto nulla, siamo ancora lontani dalla vetta, dobbiamo continuare con questa umiltà, con questo spirito di sacrificio. Sappiamo i difetti che abbiamo, avevamo giocato bene anche gare poi perse, concedendo a Napoli, Juventus e Udinese la possibilità di colpirci in contropiede. Infatti, nel derby, avendo martellato i giocatori su questi concetti tattici, siamo partiti un po' contratti, abbiamo commesso qualche errore di tensione, poi ci siamo distesi e abbiamo anche giocato bene, come avevamo fatto anche nelle precedenti due gare, con Lecce e Parma. Per cercare di riavvicinarci alla vetta dovevamo infilare vittorie consecutive, non c'era altra possibilità. Adesso vedo che la squadra sta conquistando autostima. Dati troppo presto per finiti, i giocatori stanno dimostrando di avere ancora molto da dare. Valuteremo con il presidente che cosa possiamo fare e se dobbiamo farlo. Mi piace questo spogliatoio e questo spirito. Tevez? Ribadisco quanto già detto: adesso gli equilibri ci sono, ci siamo compattati, Tevez è un campione, ma non gioca da tanto tempo, bisogna quindi capire quanto può dare e quanto può togliere".
Dopo un derby simile, difficile negare l'importanza di Zanetti, 38 anni suonati, in questa squadra: "Lui è unico. Non ho parole. È sempre il primo ad arrivare e l'ultimo ad andare via. Sempre positivo, mai ascoltata da lui una parola di sconforto o di critica, è sempre pronto a incitare i compagni. È stupendo avere un capitano così. La mia fortuna è stata quella di lavorare con il gruppo storico che non si è mai disunito. Io ho cercato di trasmettere serenità e i primi a motivarmi in tal senso erano loro per come lavoravano in allenamento anche quando perdevamo le partite. Ho cercato di riportarli a giocare nei loro ruoli naturali, ma ripeto, lavorare con questi ragazzi è davvero un piacere. Sneijder? Per come lo vedo io, è motivatissimo".
Intanto l'1-0 sul Milan è la sesta vittoria consecutiva dell'Inter, l'ottava in nove partite, e rilancia i nerazzurri nella lotta per lo scudetto. Se arrivasse anche una vittoria nell'impegno di domenica prossima contro la Lazio, la rimonta sarebbe cosa fatta. Ma Ranieri si conferma uomo prudentissimo, mai un passo più lungo del dovuto, e in un intervento alla trasmissione Rai "Radio anch'io lo Sport" racconta: "Piano piano stiamo riportando l'Inter alla sua dimensione, che è quella di stare nella parte alta della classifica. Ma non abbiamo ancora fatto nulla, siamo ancora lontani dalla vetta, dobbiamo continuare con questa umiltà, con questo spirito di sacrificio. Sappiamo i difetti che abbiamo, avevamo giocato bene anche gare poi perse, concedendo a Napoli, Juventus e Udinese la possibilità di colpirci in contropiede. Infatti, nel derby, avendo martellato i giocatori su questi concetti tattici, siamo partiti un po' contratti, abbiamo commesso qualche errore di tensione, poi ci siamo distesi e abbiamo anche giocato bene, come avevamo fatto anche nelle precedenti due gare, con Lecce e Parma. Per cercare di riavvicinarci alla vetta dovevamo infilare vittorie consecutive, non c'era altra possibilità. Adesso vedo che la squadra sta conquistando autostima. Dati troppo presto per finiti, i giocatori stanno dimostrando di avere ancora molto da dare. Valuteremo con il presidente che cosa possiamo fare e se dobbiamo farlo. Mi piace questo spogliatoio e questo spirito. Tevez? Ribadisco quanto già detto: adesso gli equilibri ci sono, ci siamo compattati, Tevez è un campione, ma non gioca da tanto tempo, bisogna quindi capire quanto può dare e quanto può togliere".
Dopo un derby simile, difficile negare l'importanza di Zanetti, 38 anni suonati, in questa squadra: "Lui è unico. Non ho parole. È sempre il primo ad arrivare e l'ultimo ad andare via. Sempre positivo, mai ascoltata da lui una parola di sconforto o di critica, è sempre pronto a incitare i compagni. È stupendo avere un capitano così. La mia fortuna è stata quella di lavorare con il gruppo storico che non si è mai disunito. Io ho cercato di trasmettere serenità e i primi a motivarmi in tal senso erano loro per come lavoravano in allenamento anche quando perdevamo le partite. Ho cercato di riportarli a giocare nei loro ruoli naturali, ma ripeto, lavorare con questi ragazzi è davvero un piacere. Sneijder? Per come lo vedo io, è motivatissimo".
di Andrea Sorrentino; la Repubblica
Auguri Cassius
Probabilmente Muhammad Ali non è stato il più forte pugile di tutti i tempi: molti 'datati' navigatori dei ring indicano Joe Louis o, scendendo dai massimi ai medi, Ray Sugar Robinson complessivamente superiori. Questione di opinioni... Su un dato però non c'è storia: sicuramente Muhammad Ali è stato il più grande pugile, forse il più grande sportivo di tutti i tempi. Dal 17 gennaio del 1942, settanta anni da mito, sul ring ma anche e soprattutto fuori. Mai una parola figlia illegittima della banalità. Non una bocca la sua, ma una mitragliatrice: raffiche di pallottole verso il bersaglio del perbenismo di una certa America, conservatrice ed incapace di accettare che il campione del mondo dei pesi massimi rifiutasse di 'onorare' la patria nella follia del Vietnam. ''Non ho niente contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato negro...''. Non una frase buttata al vento, ma una precisa scelta di coscienza che gli costò il ritiro della licenza e la perdita del titolo negli anni sessanta.
Senza coraggio il ring neanche si sfiora. ''I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione''. Ali quella visione l'ha saputa portare fuori dal ring, ha rinnegato un paese che non sentiva suo per riaffermare il principio indissolubile della pace. Settanta anni di Ali, lo sportivo super del secolo scorso, con una incursione tenera, ormai stanco e malato, in quello attuale. Un frullatore di frammenti che hanno accompagnato ognuno di
Senza coraggio il ring neanche si sfiora. ''I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione''. Ali quella visione l'ha saputa portare fuori dal ring, ha rinnegato un paese che non sentiva suo per riaffermare il principio indissolubile della pace. Settanta anni di Ali, lo sportivo super del secolo scorso, con una incursione tenera, ormai stanco e malato, in quello attuale. Un frullatore di frammenti che hanno accompagnato ognuno di
noi, appassionati di sport e non. Per chi ama il pugilato, Ali è stato anche il percorso dal letto alla stanza dove era posizionata la televisione: rito collettivo nel cuore della notte per assistere ai suoi match, per ovvie ragioni di fuso ad orari improponibili per l'Italia.
Ma anche coloro ai quali del pugilato non frega assolutamente nulla, hanno saputo e sanno di Ali. Chi lo venerava, e chi non vedeva l'ora che qualcuno gli desse una lezione per quel suo modo linguacciuto di indispettire gli avversari. Show man sul ring e nella vita, perseverante ed ossessivo quando si trattava di raggiungere i propri obbiettivi. ''I want Holmes, I want Holmes''. Sapeva di non potercela fare, ma quante volte lo ha ripetuto prima di tentare, ormai trentottenne, l'ultima impresa impossibile, quando con le prime avvisaglie del morbo di Parkinson si illuse di spodestare dal trono il più giovane e forte rivale, quel Larry Holmes che in una straordinaria manifestazione di rispetto e paradossale affetto gli risparmiò una punizione pesantissima prima dell'inevitabile conclusione al decimo round.
Show man anche nel capolavoro della sua carriera, nel 1974. Tutto lo Zaire, allora si chiamava così, ai suoi piedi. George Foreman, un gigante texano di potenza disumana, ma soggiogato dalla personalità del rivale: campione ridimensionato a sfidante, nero trasformato in amico dei bianchi, indesiderato inquilino dell'Africa Nera. Foreman arrivò a Kinshasa come un pugile che voleva conservare il proprio titolo, Ali come il liberatore di un intero continente. E tutti lo accolsero da re, la sua macchina solcava le strade polverose, e tra le nuvole i volti dei piccoli neri lanciavano il loro grido di implorazione. ''Ali boma ye'', ''Ali uccidilo''. ''George faceva male, ogni suo colpo qualche danno lo provocava sempre, ti spaccava un muscolo, ti incrinava qualche osso''. Ma lui seppe sopportare stoicamente, per otto round, poi zittì i detrattori, tornando a pungere come un ape e danzare come una farfalla, e per Foreman non ci fu scampo.
Dovendo però scegliere però l'immagine dei settanta anni, individuiamo quella in cui lo show man già non c'era più. Il maledetto Parkinson ne aveva già spento i movimenti, ma non lo sguardo ad Atlanta nel 1996. Ultimo tedoforo, delegato ad accendere la torcia olimpica. No, niente show quella volta, ma probabilmente il round più bello di una meravigliosa carriera che si chiama vita: il coraggio di mostrarsi malato, un commovente tremolio, la sua fragilità di un uomo di fronte a quel mondo che aveva avuto in pugno. Da Atlanta ad ora sono passati altri sedici anni, il male non fa sconti. Lo dimostra l'ultima apparizione in pubblico, poco tempo fa, nell'ultimo saluto al più acerrimo rivale Joe Frazier, l'uomo che Alì in una leggendaria trilogia di sfide ha sofferto più di tutti. 'The Greates' e 'Smokin Joe', quanto si stavano vicendevolmente sulle scatole. Eppure dopo la battaglia di Manila, probabilmente nel match più duro di tutti i tempi, Ali commentò la vittoria con fair play, riconoscendo che se l'avversario non avesse abbandonato alla fine del quattordicesimo round, forse lui stesso non si sarebbe ripresentato sul ring. Ali e Frazier, fisici d'acciaio erosi dal tempo, anime indistruttibili.
Ma anche coloro ai quali del pugilato non frega assolutamente nulla, hanno saputo e sanno di Ali. Chi lo venerava, e chi non vedeva l'ora che qualcuno gli desse una lezione per quel suo modo linguacciuto di indispettire gli avversari. Show man sul ring e nella vita, perseverante ed ossessivo quando si trattava di raggiungere i propri obbiettivi. ''I want Holmes, I want Holmes''. Sapeva di non potercela fare, ma quante volte lo ha ripetuto prima di tentare, ormai trentottenne, l'ultima impresa impossibile, quando con le prime avvisaglie del morbo di Parkinson si illuse di spodestare dal trono il più giovane e forte rivale, quel Larry Holmes che in una straordinaria manifestazione di rispetto e paradossale affetto gli risparmiò una punizione pesantissima prima dell'inevitabile conclusione al decimo round.
Show man anche nel capolavoro della sua carriera, nel 1974. Tutto lo Zaire, allora si chiamava così, ai suoi piedi. George Foreman, un gigante texano di potenza disumana, ma soggiogato dalla personalità del rivale: campione ridimensionato a sfidante, nero trasformato in amico dei bianchi, indesiderato inquilino dell'Africa Nera. Foreman arrivò a Kinshasa come un pugile che voleva conservare il proprio titolo, Ali come il liberatore di un intero continente. E tutti lo accolsero da re, la sua macchina solcava le strade polverose, e tra le nuvole i volti dei piccoli neri lanciavano il loro grido di implorazione. ''Ali boma ye'', ''Ali uccidilo''. ''George faceva male, ogni suo colpo qualche danno lo provocava sempre, ti spaccava un muscolo, ti incrinava qualche osso''. Ma lui seppe sopportare stoicamente, per otto round, poi zittì i detrattori, tornando a pungere come un ape e danzare come una farfalla, e per Foreman non ci fu scampo.
Dovendo però scegliere però l'immagine dei settanta anni, individuiamo quella in cui lo show man già non c'era più. Il maledetto Parkinson ne aveva già spento i movimenti, ma non lo sguardo ad Atlanta nel 1996. Ultimo tedoforo, delegato ad accendere la torcia olimpica. No, niente show quella volta, ma probabilmente il round più bello di una meravigliosa carriera che si chiama vita: il coraggio di mostrarsi malato, un commovente tremolio, la sua fragilità di un uomo di fronte a quel mondo che aveva avuto in pugno. Da Atlanta ad ora sono passati altri sedici anni, il male non fa sconti. Lo dimostra l'ultima apparizione in pubblico, poco tempo fa, nell'ultimo saluto al più acerrimo rivale Joe Frazier, l'uomo che Alì in una leggendaria trilogia di sfide ha sofferto più di tutti. 'The Greates' e 'Smokin Joe', quanto si stavano vicendevolmente sulle scatole. Eppure dopo la battaglia di Manila, probabilmente nel match più duro di tutti i tempi, Ali commentò la vittoria con fair play, riconoscendo che se l'avversario non avesse abbandonato alla fine del quattordicesimo round, forse lui stesso non si sarebbe ripresentato sul ring. Ali e Frazier, fisici d'acciaio erosi dal tempo, anime indistruttibili.
di Luigi Panella; la Repubblica
El Principe del Bernal
Diego, ti abbiamo sempre appoggiato, ma anche criticato perché ci sembrava assurdo, tanto più per uno come te, fare certi errori. Noi comunque non dimenticheremo quello che ci hai dato... e il gol di ieri ci rimarrà negli occhi per sempre.
domenica 8 gennaio 2012
INTER-Parma 5-0
Calcio champagne: Milito è tornato Principe, il Pazzo continua a segnare, Ricky fa il fenomeno e Faraoni segna un gol da cineteca... cosa chiedere di più? Vincere il derby.
sabato 7 gennaio 2012
El Tanque Denis
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKQUEd5ZEwDFmvE2Gmw89uYKNwK2iu5Das1sF8IUCJnUfA7Q5myHaAvoPks9cq8Qrbuj43S-IUCkbZRAkj0g00J8nXFDSg3VDi46fyko795Tdd2EZEgp8nYdPYHQlNj-680KeAokUIzHFU/s400/316565_299856246706096_243735958984792_1080255_1260821597_n.jpg)
Finora le è accaduto di rimanere sordo 12 volte, signor German Denis, capocannoniere della A. Non è un po' strana un'esplosione a 30 anni suonati?"Mica sono esploso ora. Nel 2007 avevo segnato 27 gol con l'Independiente. E' che non riuscivo a ripetermi in Italia. Al Napoli pensavo di avercela fatta, poi arrivò Quagliarella che doveva giocare e finii in panchina, allora addio. A me non è mai piaciuto fare la riserva, a nessuno. Qui all'Atalanta ho trovato la situazione perfetta. Per un centravanti la perfezione è avere la fiducia di tutti: dell'allenatore che ti sceglie come titolare, dei compagni che ti danno la palla, del club e dei tifosi".
E arrivano i gol."Che sono tutto. Per noi e per voi. Se gioco bene e non segno, voto 5,5 o 6. Se gioco male e segno, voto 7...".
In tre anni tra Napoli e Udinese aveva segnato 17 gol, ora è già a 12 in neppure metà campionato. E' cambiato qualcos'altro?"L'alimentazione".
Una nuova dieta aiuta a segnare di più?"La testa dipende dal fisico, e viceversa. In questi mesi ho imparato ad arrivare meglio alla partita, col peso giusto e tutto. Sono una buona forchetta e a volte esageravo. Poi ho visto Bellini e Manfredini: seguivano un'alimentazione particolare e ho fatto come loro. A cominciare dalla grigliata dell'asado: ormai solo una volta al mese, giuro. Carne sì, ma alternando quella bianca a quella rossa. Invece ho eliminato la pasta. Gli zuccheri e i carboidrati li prendo dalla frutta: ora ne mangio tantissima. E verdure, un sacco. Ho diminuito la massa grassa e i risultati si vedono".
Dodici gol, appunto. I tre più belli?"Al Lecce, in mezza girata volante. All'Inter, di testa. Al Cagliari, con scavetto sul portiere in uscita".
E al Milan, domenica, non vuole dare un dolore?"Ho segnato due reti al Milan, uno giusto un anno fa con l'Udinese, poi finì 4-4, e l'altra col Napoli, gol del 2-2 in rimonta al 94'. Col Milan vorresti sempre giocare, è un avversario che ti dà emozioni diverse, ci pensi tutta la settimana".
A proposito di emozioni: com'è stato andare in nazionale?"Magnifico. Nello stesso spogliatoio con Messi, uno di un altro pianeta, e tutti quegli altri fenomeni di attaccanti. Ma uno con le mie caratteristiche non c'è, per questo hanno visto i miei gol in Italia e mi hanno chiamato. Spero di arrivare ai Mondiali del 2014".
E un grande club quando?"Ora penso solo alla salvezza. Poi è chiaro, a chi non piacerebbe giocare in una grande?".
Juve, Milan o Inter?"Non mi metta in difficoltà, sono sullo stesso livello...".
Idoli, punti di riferimento?"Batistuta e Crespo. Due che infatti non hanno avuto un facile inizio in Italia...".
I migliori argentini che giocano nel nostro campionato?"Tolti noi argentini dell'Atalanta... il numero uno rimane Zanetti. Poi Lamela, talento nitido. E Milito, anche se ora è giù".
I migliori attaccanti del mondo?"Tolto Messi, dico Drogba: fisico, velocità, colpo di testa e i due piedi. Poi Rooney e Cristiano Ronaldo".
Gli allenatori della sua vita?"Burruchaga, che mi portò all'Independiente. Pedro Troglio, che mi valorizzò. E ora Colantuono, ovvio".
Il bello del calcio?"Rendere un lavoro il tuo divertimento, e fare un mestiere che ti toglie dalla strada".
Il brutto?"Certe persone che ronzano intorno a questo mondo, che stanno lì solo per spillarti soldi, o peggio. Le ho incontrate, sa".
di Andrea Sorrentino; la Repubblica
domenica 1 gennaio 2012
Addio 2011 e tre
Pinne
(di squalo)
La Hong Kong Peninsula, catena di grandi alberghi, ha deciso che da domani non avrà più sul menu piatti a base di pinne di squalo. Una pinna costa sui mille euro. Ogni anno 73 milioni di squali sono catturati solo per tagliargli le pinne e ributtarli in mare vivi (per poco). Voto a Peninsula: 9.
Pirlo Andrea
(calciatore)
Del direttore d'orchestra gli manca l'uniforme, ma la Juve non si lamenta: 8,5.
Pistorius Oscar
(atleta)
Tantissima fatica, anche in campo legale, ma è stato il primo a gareggiare, con le sue protesi, in un Mondiale per normodotati. È sport, ma va oltre: 9,5.
Platini Michel
(presidente Uefa)
Penultimo avviso: aprire gli occhi. Stia attento, poi sarà difficile predicare il fair play, finanziario e no, se si lascia ingiudicata la torta di Zagabria.
Pozzo Giampaolo
(proprietario Udinese)
La sua foto andrebbe spedita a tutti i presidenti che dicono di rimetterci col calcio. Forse gli spiega come si fa a guadagnarci: 8.
Prandelli Cesare
(ct Nazionale di calcio)
Due voti: 7,5 per come s'è comportata la squadra e 9
(di squalo)
La Hong Kong Peninsula, catena di grandi alberghi, ha deciso che da domani non avrà più sul menu piatti a base di pinne di squalo. Una pinna costa sui mille euro. Ogni anno 73 milioni di squali sono catturati solo per tagliargli le pinne e ributtarli in mare vivi (per poco). Voto a Peninsula: 9.
Pirlo Andrea
(calciatore)
Del direttore d'orchestra gli manca l'uniforme, ma la Juve non si lamenta: 8,5.
Pistorius Oscar
(atleta)
Tantissima fatica, anche in campo legale, ma è stato il primo a gareggiare, con le sue protesi, in un Mondiale per normodotati. È sport, ma va oltre: 9,5.
Platini Michel
(presidente Uefa)
Penultimo avviso: aprire gli occhi. Stia attento, poi sarà difficile predicare il fair play, finanziario e no, se si lascia ingiudicata la torta di Zagabria.
Pozzo Giampaolo
(proprietario Udinese)
La sua foto andrebbe spedita a tutti i presidenti che dicono di rimetterci col calcio. Forse gli spiega come si fa a guadagnarci: 8.
Prandelli Cesare
(ct Nazionale di calcio)
Due voti: 7,5 per come s'è comportata la squadra e 9
per il tentativo di dare anche un senso etico all'idea di una nazionale non separata dalla nazione (vedi visita a Rizziconi). Giusto anche l'invito rivolto a Simone Farina di fare una visita a Coverciano, è come invitare un bambino a Disneyland. Proposta: gli faccia giocare anche qualche minuto dell'amichevole con gli Usa, avrà una maglia come ricordo tangibile e il segnale sarà ancora più forte.
Premio Bearzot
(riconoscimento della Figc)
La prima edizione in ricordo del Vecio premia meritatamente l'Associazione degli ex calciatori del Verona, presidente Nanni, vice Bagnoli e Mascetti. Si prende cura dei colleghi meno fortunati. Nanni ha copiato l'idea dal Barcellona ma nessuno in Italia ha copiato Nanni. Non è colpa sua: 9.
Qatarizzazione
(tendenza calcistica)
Dopo squadre inglesi e spagnole, ecco il Psg. Conviene prepararsi, presto arriveranno anche in Italia. Loro baldanzosi e pieni di soldi, noi meno.
Ranieri Claudio
(allenatore)
All'Inter fa quello che può (non poco, 7) ma quanto gli gioverà leggere che è stato già bloccato Spalletti?
Riccò Riccardo
(ciclista)
Game over.
Rivera Letelier Hernan
(scrittore)
"La bambina che raccontava i film" (Ed. Mondadori) è il libro, uscito da poco, di questo cileno dal talento visionario.
Sagan Peter
(ciclista)
Slovacco, classe '90, quindici vittorie. È il nuovo Gilbert? Per ora, 7,5.
Scaldacollo
(indumento)
Bollato da Ferguson e bocciato dai regolamenti. I calciatori non potranno più indossarlo. Viene il dubbio che abbia ragione Ferguson.
Simoncelli Marco
(motociclista)
In moto, tra vita e morte c'è un attimo. Poi resta solo il ricordo di un ragazzo allegro, sparito troppo presto.
Singapore
(città)
Di tutta la storiaccia in corso a colpirmi di più è che a Singapore si puntasse un milione di euro su una partita dell'Albinoleffe. Viene in mente quel dialogo di Benigni tra un faraone e un terzino della Sampdoria.
Socrates
(ex calciatore, medico)
Arriverà mai dal Brasile un giocatore che ha già letto Gramsci? Chi ha un fuoco dentro, o ne trae alimento o ci si brucia.
Spread
(parola)
Suono agro, avesse un colore sarebbe giallo cromo. È invisibile, si manifesta solo per numeri. È la parola del 2011.
Tabarez Oscar
(ct Uruguay)
Vincere la Coppa America è il suo capolavoro: 8,5.
Tevez Carlos
(calciatore)
Per me, da 7. Sicuri che sia un affare?
Thiago Silva
(calciatore)
Miglior difensore del campionato, 8.
Tommasi Damiano
(presidente Aic)
Buon esordio sulla poltrona di Campana. Chiaro nello spiegare i motivi dello sciopero. Non se ne dubitava, 8.
Trapattoni Giovanni
(ct Irlanda)
"Mi fanno ridere i colleghi che dicono che il calcio è sempre lo stesso. Dopo l'Italia ho girato Germania, Austria, Portogallo e ora Irlanda, e ogni volta ho imparato qualcosa di nuovo. Il mio segreto è l'entusiasmo". Si sente: 8.
Ultras
(varietà di tifosi)
Quelli della Juve a dar fuoco a un accampamento di zingari, quelli della Lazio corteggiati da Militia se non sono sulle pagine di sport, sono in quelle di cronaca. Nera, in genere.
Urru Rossella
(cooperante)
Liberato Azzarà, altri operatori sociali come lei sono ancora prigionieri. Non dimentichiamoli.
Usai Sandro
(barista e volontario Protezione civile)
Non mi sono mai sentito protetto da Scelli né da Bertolaso, anzi. E adesso penso che la vera forza siano i piccoli eroi di un giorno, spesso per loro l'ultimo, come Usai, morto annegato mentre cercava di salvare gli altri, a Monterosso.
Ventura Gian Piero
(allenatore)
La B non è un destino, basta avere un bravo allenatore e adesso il Torino ce l'ha. Au revoir.
Werder Brema
(squadra)
Scopre di avere un socio iscritto al principale partito di ispirazione neonazista e lo espelle. "Volevamo mandare un messaggio chiaro contro l'estrema destra", ha detto il presidente Fischer: 8.
Weylandt Wouter
(ciclista)
Una discesa, un secondo di distrazione, e poi fiori ai bordi della strada e un altro morto da piangere. È l'altra faccia del ciclismo.
Xavi
(calciatore)
Il mio personale Pallone d'oro, in forma di 9, va a lui.
Zalf Fior
(squadra ciclismo dilettanti)
In trent'anni d'attività a Castelfranco Veneto ha portato tra i pro 73 corridori (8 Mondiali vinti). Presidente onorario è Guidolin. Quando si dice lavorare bene: 8.
Zarate Mauro
(calciatore)
Dopo Reja, anche Ranieri non capisce il suo genio. O si cerca un allenatore che non comincia per R o fa un po' di autocritica: 5.
Zeman Zdenek
(allenatore)
Ci sarà un motivo se in B ci si informa prima del risultato del Pescara? Voglia di rivederlo in A o di saperlo in B? Per me buona la prima.
Zurigo
(squadra)
Solo per ricordare, nel paese dei furbi, che a volte i risultati si raggiungono anche grazie all'onestà di chi è tagliato fuori. Vedi lo Zurigo che batte il Vaslui e Lazio che va avanti in Uefa.
(3 / fine)
Premio Bearzot
(riconoscimento della Figc)
La prima edizione in ricordo del Vecio premia meritatamente l'Associazione degli ex calciatori del Verona, presidente Nanni, vice Bagnoli e Mascetti. Si prende cura dei colleghi meno fortunati. Nanni ha copiato l'idea dal Barcellona ma nessuno in Italia ha copiato Nanni. Non è colpa sua: 9.
Qatarizzazione
(tendenza calcistica)
Dopo squadre inglesi e spagnole, ecco il Psg. Conviene prepararsi, presto arriveranno anche in Italia. Loro baldanzosi e pieni di soldi, noi meno.
Ranieri Claudio
(allenatore)
All'Inter fa quello che può (non poco, 7) ma quanto gli gioverà leggere che è stato già bloccato Spalletti?
Riccò Riccardo
(ciclista)
Game over.
Rivera Letelier Hernan
(scrittore)
"La bambina che raccontava i film" (Ed. Mondadori) è il libro, uscito da poco, di questo cileno dal talento visionario.
Sagan Peter
(ciclista)
Slovacco, classe '90, quindici vittorie. È il nuovo Gilbert? Per ora, 7,5.
Scaldacollo
(indumento)
Bollato da Ferguson e bocciato dai regolamenti. I calciatori non potranno più indossarlo. Viene il dubbio che abbia ragione Ferguson.
Simoncelli Marco
(motociclista)
In moto, tra vita e morte c'è un attimo. Poi resta solo il ricordo di un ragazzo allegro, sparito troppo presto.
Singapore
(città)
Di tutta la storiaccia in corso a colpirmi di più è che a Singapore si puntasse un milione di euro su una partita dell'Albinoleffe. Viene in mente quel dialogo di Benigni tra un faraone e un terzino della Sampdoria.
Socrates
(ex calciatore, medico)
Arriverà mai dal Brasile un giocatore che ha già letto Gramsci? Chi ha un fuoco dentro, o ne trae alimento o ci si brucia.
Spread
(parola)
Suono agro, avesse un colore sarebbe giallo cromo. È invisibile, si manifesta solo per numeri. È la parola del 2011.
Tabarez Oscar
(ct Uruguay)
Vincere la Coppa America è il suo capolavoro: 8,5.
Tevez Carlos
(calciatore)
Per me, da 7. Sicuri che sia un affare?
Thiago Silva
(calciatore)
Miglior difensore del campionato, 8.
Tommasi Damiano
(presidente Aic)
Buon esordio sulla poltrona di Campana. Chiaro nello spiegare i motivi dello sciopero. Non se ne dubitava, 8.
Trapattoni Giovanni
(ct Irlanda)
"Mi fanno ridere i colleghi che dicono che il calcio è sempre lo stesso. Dopo l'Italia ho girato Germania, Austria, Portogallo e ora Irlanda, e ogni volta ho imparato qualcosa di nuovo. Il mio segreto è l'entusiasmo". Si sente: 8.
Ultras
(varietà di tifosi)
Quelli della Juve a dar fuoco a un accampamento di zingari, quelli della Lazio corteggiati da Militia se non sono sulle pagine di sport, sono in quelle di cronaca. Nera, in genere.
Urru Rossella
(cooperante)
Liberato Azzarà, altri operatori sociali come lei sono ancora prigionieri. Non dimentichiamoli.
Usai Sandro
(barista e volontario Protezione civile)
Non mi sono mai sentito protetto da Scelli né da Bertolaso, anzi. E adesso penso che la vera forza siano i piccoli eroi di un giorno, spesso per loro l'ultimo, come Usai, morto annegato mentre cercava di salvare gli altri, a Monterosso.
Ventura Gian Piero
(allenatore)
La B non è un destino, basta avere un bravo allenatore e adesso il Torino ce l'ha. Au revoir.
Werder Brema
(squadra)
Scopre di avere un socio iscritto al principale partito di ispirazione neonazista e lo espelle. "Volevamo mandare un messaggio chiaro contro l'estrema destra", ha detto il presidente Fischer: 8.
Weylandt Wouter
(ciclista)
Una discesa, un secondo di distrazione, e poi fiori ai bordi della strada e un altro morto da piangere. È l'altra faccia del ciclismo.
Xavi
(calciatore)
Il mio personale Pallone d'oro, in forma di 9, va a lui.
Zalf Fior
(squadra ciclismo dilettanti)
In trent'anni d'attività a Castelfranco Veneto ha portato tra i pro 73 corridori (8 Mondiali vinti). Presidente onorario è Guidolin. Quando si dice lavorare bene: 8.
Zarate Mauro
(calciatore)
Dopo Reja, anche Ranieri non capisce il suo genio. O si cerca un allenatore che non comincia per R o fa un po' di autocritica: 5.
Zeman Zdenek
(allenatore)
Ci sarà un motivo se in B ci si informa prima del risultato del Pescara? Voglia di rivederlo in A o di saperlo in B? Per me buona la prima.
Zurigo
(squadra)
Solo per ricordare, nel paese dei furbi, che a volte i risultati si raggiungono anche grazie all'onestà di chi è tagliato fuori. Vedi lo Zurigo che batte il Vaslui e Lazio che va avanti in Uefa.
(3 / fine)
di Gianni Mura; la Repubblica
Addio 2011 bis
Fabris Enrico
(pattinatore)
L'eroe delle Olimpiadi 2006 (due ori e un bronzo) ha annunciato il ritiro pochi giorni fa. "Le gare mi pesano, non le sopporto più. È stato il campanello d'allarme, poi ho seguito l'istinto. Lascio con il sorriso sulle labbra". Non tutti possono dirlo e non tutti sanno capire quando è il momento: 8.
Facce
(volti)
Chi è prudente sul governo Monti dice "diamogli tempo, ma il primo risultato è che in tv si vedono meno certe facce". Senza specificare se si tratti di Berlusconi, Cicchitto, La Russa o chi. In cima alla mia lista di allergie c'è Capezzone. Svegliarsi sapendo che non vedrò tutti i giorni la sua faccia in tv è un piacere minimo, ma, visti i tempi, non trascurabile.
Faletti Giorgio
(attore e scrittore)
"Tre atti e due tempi" (ed. Einaudi) è un romanzo asciutto e teso, incentrato sul calcio scommesse e scritto prima che scoppiasse il bubbone. Un protagonista, Silver, che si fa ricordare: 8.
Farina Simone
(calciatore)
Di fronte a una proposta di combine qualche suo collega avrebbe accettato, tutti gli altri avrebbero detto "fate quel che vi pare ma io non ci sto" e uno al massimo (lui) avrebbe denunciato facendo nomi e cognomi. E
(pattinatore)
L'eroe delle Olimpiadi 2006 (due ori e un bronzo) ha annunciato il ritiro pochi giorni fa. "Le gare mi pesano, non le sopporto più. È stato il campanello d'allarme, poi ho seguito l'istinto. Lascio con il sorriso sulle labbra". Non tutti possono dirlo e non tutti sanno capire quando è il momento: 8.
Facce
(volti)
Chi è prudente sul governo Monti dice "diamogli tempo, ma il primo risultato è che in tv si vedono meno certe facce". Senza specificare se si tratti di Berlusconi, Cicchitto, La Russa o chi. In cima alla mia lista di allergie c'è Capezzone. Svegliarsi sapendo che non vedrò tutti i giorni la sua faccia in tv è un piacere minimo, ma, visti i tempi, non trascurabile.
Faletti Giorgio
(attore e scrittore)
"Tre atti e due tempi" (ed. Einaudi) è un romanzo asciutto e teso, incentrato sul calcio scommesse e scritto prima che scoppiasse il bubbone. Un protagonista, Silver, che si fa ricordare: 8.
Farina Simone
(calciatore)
Di fronte a una proposta di combine qualche suo collega avrebbe accettato, tutti gli altri avrebbero detto "fate quel che vi pare ma io non ci sto" e uno al massimo (lui) avrebbe denunciato facendo nomi e cognomi. E
tutti a dire che non è un eroe. Certo, ma intanto è in vacanza in una località segreta, perché rischiano lui e la sua famiglia. Ecco spiegato il 9,5.
Ferguson Alex
(allenatore)
Auguri per i 70 anni. L'1-6 nel derby e l'eliminazione col Basilea sono pesanti da digerire, ma resta un grande: 7,5.
Fini Gianfranco
(presidente della Camera)
"Solo i pecorai fischiano", così ammonisce i leghisti in aula. Ma i pecorai hanno un motivo valido, quando fischiano, e se avessero un sindacato querelerebbero Fini. Va bene tutto, ma essere accostati a Calderoli e Bricolo no. Voto Fini: 5.
Ganso
(calciatore)
Concupito da mezzo mondo, deve avere un procuratore da nove. Lui, in campo, 5.
Gilbert Philippe
(ciclista)
Il migliore, in linea: 8.
Guardiola Pep
(allenatore)
Stagione da 10 e, in dicembre, un sondaggio stabilisce che è lo spagnolo più sexy. Non è colpa sua, forse è la ieraticità che riprende quota.
Guerin Sportivo
(giornale)
Il 4 gennaio compie cent'anni, record mondiale per un periodico sportivo. Voto, pensando anche al lenzuolo biancoverde che fu, 8.
Guidolin Francesco
(allenatore)
Parla la classifica: 8.
Handanovic Samir
(calciatore)
Anche le sue manone determinano la classifica dell'Udinese: 7,5.
Havel Vaclav
(scrittore e politico)
Uno da ricordare, quando nei nostri pollai si parlerà di visione alta della politica.
Ibrahimovic Zlatan
(calciatore)
Mai redditizio come nel 2011, in quarantadue partite venticinque gol. Voto 8 (tralasciando la biografia).
Idem Josefa
(canoista)
La qualificazione all'ottava Olimpiade vale come una medaglia. Anzi, per me di più: 9,5.
Klose Miroslav
(calciatore)
Mai capite le perplessità all'annuncio del suo arrivo. Si conferma quel che è sempre stato, un grande attaccante: 8.
Kombouarè Antoine
(allenatore)
Primo in classifica col Psg è silurato. Tutto il mondo è paese. Sette di solidarietà.
Lamela Erik
(calciatore)
Come per Alvarez bisognava dargli tempo. La stoffa c'è: 7.
Luis Enrique
(allenatore)
Stesso discorso. A volte un po' ingarbugliato, il disegno esiste: 7.
Malesani Alberto
(allenatore)
Non meritava assolutamente il licenziamento, altro 7 di solidarietà.
Mangia Devis
(allenatore)
Mangia il panettone in anticipo, ignorando che il derby di Sicilia porta Zamparini a zamparineggiare più del solito. Incauto ma spiritoso: 7.
Marchisio Claudio
(calciatore)
Sempre meglio, da bosco e da riviera. Oramai sarebbe facile chiamarlo Gerrisio, fondendolo con Gerrard. Riscontrando tratti nobili nel suo incedere, lo chiamerò, alla francese, Marquis: 8,5.
Messi Lionel
(calciatore)
Si segnala ai cultori la prima biografia in italiano: "Messi" di Luca Caioli (Ed. Dalai).
Mohamed Bouazizi
(ambulante)
Il suo darsi fuoco innesca le manifestazioni che, in molti paesi del Nord Africa, saranno chiamate Primavera. Mesi dopo, purtroppo, di primaverile non si vede molto.
Monti Giangilberto
(cantautore e scrittore)
"Maledetti francesi" (Ed. NdA Press) racconta gli chansonnier di un secolo, da Aristide Bruant a Renaud. In mezzo, una marea di mostri sacri. Testo fondamentale per amatori e nostalgici: 8,5.
Moretti Mauro
(a. d. Fsi)
Ma guarda: i viaggiatori di livello standard dovranno restare ai loro posti, vietato accedere ad altri livelli, incluso il vagone ristorante. Accontentarsi del carrellino. "Scelta di marketing" dicono quelli dei treni. Scelta di classe, direi io. Con un voto standard: 0,5.
Muriel Luis
(calciatore)
Tecnica invidiabile, deve migliorare sotto porta. Scommettiamo che torna a Udine? 7,5.
Nazionale Femminile
(ginnastica ritmica)
A Montpellier vince i Mondiali per il terzo anno di fila ed è tra le favorite olimpiche. Brave ragazze, davvero, 9.
Nazionale Femminile
(pallavolo)
Le azzurre intascano Coppa del mondo e qualificazione olimpica. Brave anche loro: 9.
Negri Rino
(giornalista)
Da dilettante correva contro Coppi, poi è entrato in "Gazzetta" e ci è rimasto una vita. È morto a fine novembre, gli sia lieve la terra. Al Giro del '65 mi ha spiegato il mistero dei rapporti (il mitico 54x13) e quando era opportuno fiondarsi nelle camere dei ciclisti (allora si poteva). A quel periodo lontano e a tutti quelli che m'hanno insegnato qualcosa del mestiere (allora si faceva) penso spesso con gratitudine.
Occhiolino
(di Vida a Gomis)
La partita tra Dinamo Zagabria-Lione continua a puzzare, la strizzatina complice l'hanno vista tutti tranne che l'Uefa. Possibile? Pare: voto 0.
Parolo Marco
(calciatore)
Uno dei misteri del mercato. Tanti lo volevano, è rimasto al Cesena. Voto 7.
Petardi
(è materiale esplosivo assortito per fine anno)
Vietati in molte città perché provocano danni agli animali domestici. Giustissimo. Evidentemente non era sufficiente che provocassero danni anche agli esseri umani.
(2/continua)
Ferguson Alex
(allenatore)
Auguri per i 70 anni. L'1-6 nel derby e l'eliminazione col Basilea sono pesanti da digerire, ma resta un grande: 7,5.
Fini Gianfranco
(presidente della Camera)
"Solo i pecorai fischiano", così ammonisce i leghisti in aula. Ma i pecorai hanno un motivo valido, quando fischiano, e se avessero un sindacato querelerebbero Fini. Va bene tutto, ma essere accostati a Calderoli e Bricolo no. Voto Fini: 5.
Ganso
(calciatore)
Concupito da mezzo mondo, deve avere un procuratore da nove. Lui, in campo, 5.
Gilbert Philippe
(ciclista)
Il migliore, in linea: 8.
Guardiola Pep
(allenatore)
Stagione da 10 e, in dicembre, un sondaggio stabilisce che è lo spagnolo più sexy. Non è colpa sua, forse è la ieraticità che riprende quota.
Guerin Sportivo
(giornale)
Il 4 gennaio compie cent'anni, record mondiale per un periodico sportivo. Voto, pensando anche al lenzuolo biancoverde che fu, 8.
Guidolin Francesco
(allenatore)
Parla la classifica: 8.
Handanovic Samir
(calciatore)
Anche le sue manone determinano la classifica dell'Udinese: 7,5.
Havel Vaclav
(scrittore e politico)
Uno da ricordare, quando nei nostri pollai si parlerà di visione alta della politica.
Ibrahimovic Zlatan
(calciatore)
Mai redditizio come nel 2011, in quarantadue partite venticinque gol. Voto 8 (tralasciando la biografia).
Idem Josefa
(canoista)
La qualificazione all'ottava Olimpiade vale come una medaglia. Anzi, per me di più: 9,5.
Klose Miroslav
(calciatore)
Mai capite le perplessità all'annuncio del suo arrivo. Si conferma quel che è sempre stato, un grande attaccante: 8.
Kombouarè Antoine
(allenatore)
Primo in classifica col Psg è silurato. Tutto il mondo è paese. Sette di solidarietà.
Lamela Erik
(calciatore)
Come per Alvarez bisognava dargli tempo. La stoffa c'è: 7.
Luis Enrique
(allenatore)
Stesso discorso. A volte un po' ingarbugliato, il disegno esiste: 7.
Malesani Alberto
(allenatore)
Non meritava assolutamente il licenziamento, altro 7 di solidarietà.
Mangia Devis
(allenatore)
Mangia il panettone in anticipo, ignorando che il derby di Sicilia porta Zamparini a zamparineggiare più del solito. Incauto ma spiritoso: 7.
Marchisio Claudio
(calciatore)
Sempre meglio, da bosco e da riviera. Oramai sarebbe facile chiamarlo Gerrisio, fondendolo con Gerrard. Riscontrando tratti nobili nel suo incedere, lo chiamerò, alla francese, Marquis: 8,5.
Messi Lionel
(calciatore)
Si segnala ai cultori la prima biografia in italiano: "Messi" di Luca Caioli (Ed. Dalai).
Mohamed Bouazizi
(ambulante)
Il suo darsi fuoco innesca le manifestazioni che, in molti paesi del Nord Africa, saranno chiamate Primavera. Mesi dopo, purtroppo, di primaverile non si vede molto.
Monti Giangilberto
(cantautore e scrittore)
"Maledetti francesi" (Ed. NdA Press) racconta gli chansonnier di un secolo, da Aristide Bruant a Renaud. In mezzo, una marea di mostri sacri. Testo fondamentale per amatori e nostalgici: 8,5.
Moretti Mauro
(a. d. Fsi)
Ma guarda: i viaggiatori di livello standard dovranno restare ai loro posti, vietato accedere ad altri livelli, incluso il vagone ristorante. Accontentarsi del carrellino. "Scelta di marketing" dicono quelli dei treni. Scelta di classe, direi io. Con un voto standard: 0,5.
Muriel Luis
(calciatore)
Tecnica invidiabile, deve migliorare sotto porta. Scommettiamo che torna a Udine? 7,5.
Nazionale Femminile
(ginnastica ritmica)
A Montpellier vince i Mondiali per il terzo anno di fila ed è tra le favorite olimpiche. Brave ragazze, davvero, 9.
Nazionale Femminile
(pallavolo)
Le azzurre intascano Coppa del mondo e qualificazione olimpica. Brave anche loro: 9.
Negri Rino
(giornalista)
Da dilettante correva contro Coppi, poi è entrato in "Gazzetta" e ci è rimasto una vita. È morto a fine novembre, gli sia lieve la terra. Al Giro del '65 mi ha spiegato il mistero dei rapporti (il mitico 54x13) e quando era opportuno fiondarsi nelle camere dei ciclisti (allora si poteva). A quel periodo lontano e a tutti quelli che m'hanno insegnato qualcosa del mestiere (allora si faceva) penso spesso con gratitudine.
Occhiolino
(di Vida a Gomis)
La partita tra Dinamo Zagabria-Lione continua a puzzare, la strizzatina complice l'hanno vista tutti tranne che l'Uefa. Possibile? Pare: voto 0.
Parolo Marco
(calciatore)
Uno dei misteri del mercato. Tanti lo volevano, è rimasto al Cesena. Voto 7.
Petardi
(è materiale esplosivo assortito per fine anno)
Vietati in molte città perché provocano danni agli animali domestici. Giustissimo. Evidentemente non era sufficiente che provocassero danni anche agli esseri umani.
(2/continua)
di Gianni Mura; la Repubblica
Addio 2011
Abete Giancarlo(presidente Figc)
Avocando il fascicolo che riguarda una squadra dilettantistica lombarda, multata e penalizzata perché si era rifiutata di giocare dopo la morte di un suo dirigente a bordo campo, dimostra sensibilità e desiderio di una giustizia giusta. Di cui c'è molto bisogno. Voto (temporaneo) 7,5.
Adriano
(calciatore)
Stavolta è una quasi omonima, la giovane brasiliana Adriene, ad accusarlo di averle sparato a una mano. Lui dice che è stata lei a spararsi. Indagini in corso, ma non sarebbe meglio uscire disarmati, specie se attiri le grane con tanta frequenza? Voto 4
Altropallone
(premio)
I premiati per l'impegno a favore dell'infanzia disagiata saranno, dopo il derby di Milano, Cordoba e Seedorf. Ottima scelta, ha commentato il presidente della giuria. Io. Voto ai due: 8.
Alvarez Ricky
(calciatore)
Definito "non da Inter" troppo velocemente, un po' alla volta sta venendo fuori e merita un 7 di incoraggiamento.
Ancelotti Carlo
(allenatore)
Dice che punta a una panchina inglese e si piazza a Parigi. Scelta tecnica o gastronomica? Il dubbio è forte, il voto non c'è, l'ingaggio (6 milioni) sì.
Apoel
(squadra cipriota)
Ha passato il turno di Champions. Allenatore serbo, sei brasiliani, tre portoghesi, due greci, un belga, un uruguayano, un argentino, un macedone, un bosniaco, un franco-algerino. E un solo cipriota, il capitano. Una storia da raccontare ai nipoti: 7,5.
Arminio Franco
(paesologo)
"La paesologia è una via di mezzo tra l'etnologia e la poesia", dice. Bello il suo libro "Terracarne" (Ed. Mondadori) col racconto delle sue visite ai paesi abbandonati, del tutto o quasi, e a quelli troppo cresciuti. Voto 7.
Arrigoni Francesco
(giornalista)
Critico enogastronomico duro e puro in un ambiente dal compromesso facile. Morto all'improvviso, a cinquantun anni. Ci mancherà molto.
Arrigoni Vittorio
(pacifista)
Brutto destino, ammazzato nella striscia di Gaza da quelli che voleva difendere. Gli sopravvive il suo messaggio: "Restiamo umani".
Atalanta
(squadra di calcio)
Doni potrebbe essere l'anticipo della valanga, ma il voto (8) si riferisce solo a quello che ha fatto vedere sul campo da settembre a oggi. Ammirevole.
Bale Gareth
(calciatore)
Bella corsa e facilità di tiro a rete. È molto più di una promessa questo ragazzo del Tottenham.
Balotelli Mario
(calciatore)
Ha più influenza su di lui Mancini o Prandelli? Intanto 7, perché qualche progresso si nota, ma è meglio non esagerare con gli entusiasmi.
Block Giovanni
(cantautore)
Il suo primo cd, "Un posto ideale" gli vale un 7,5. "Ha dei numeri" si diceva al Club Tenco dove esordì ventenne e questo flautista napoletano continua ad averli.
Boateng King Kevin
(calciatore)
Caldeggia l'ingaggio di Tevez: "È cattivo, è perfetto per stare coi bad boys come Ibra, Binho, me e Cassano". Su questo mi piacerebbe sentire il parere di Paolo Maldini. "Il Milan ha bisogno di caratteri forti, come Pato". Questo sì che è uno scoop. "È bello vedere i bambini con la maglia numero 27 e i capelli come i miei". Purché non comincino a farsi tatuare. Voti: 7 al calciatore e 4 all'esternatore.
Bocca Giorgio
(giornalista)
Il vento fischia ancora e morto lui ci si sente un po' più esposti. Il resto è stato già detto in questi giorni.
Bonatti Walter
(alpinista e scrittore)
È il caso che mette vicini due italiani innamorati della giustizia, della libertà e della montagna. Due con cui è stato bello dividere un pezzo, pur piccolo, di strada.
Buarque de Hollanda Chique
(cantautore e scrittore)
Sommo, per poliedricità e ispirazione. Nei cent'anni dalla nascita di Amilcare Rambaldi, il fondatore, il Club Tenco ha pubblicato un doppio cd, "Ciao ragazzo" (Alabianca). In uno canta Chico, nell'altro le sue canzoni sono interpretate da amici italiani: Vanoni, Jannacci, Capossela, Giorgio Conte e altri. Voto 9.
Buso Sergio
(allenatore)
Caratteristica: il silenzio. Quando giocava in porta lo chiamavano Buster Keaton, poi Treccani per la cultura calcistica (migliaia di schede messe da parte). È stato vice di Donadoni, anche agli Europei del 2008. "Era un uomo puro, onesto e serio", ha detto Donadoni ai funerali. Gli piaceva la storia. Il gioco sulle fasce l'ha inventato Annibale a Canne, diceva. Se n'è andato in silenzio alla vigilia di Natale. Leucemia. I tre aggettivi di Donadoni sono esatti, niente va aggiunto.
Chacho Lydia
(giornalista e scrittrice)
"Fare il giornalista in Messico significa uscire la mattina e non sapere se la sera torni a casa". Nel libro "I demoni dell'Eden" aveva svelato una storia molto ramificata di corruzione, pedofilia, politica e narcotraffico. Per questo è stata sequestrata e maltratta dalla polizia di Puebla. "Memoria di un'infamia" (Ed. Fandango) racconta l'esperienza. Ed è fortunata a poterla raccontare.
Calderoli Roberto
(politico)
Ho avuto un'illuminazione vedendolo soffiare in un fischietto, le gote rubizze, lo sguardo compiaciuto. È la cosa che gli riesce meglio. Continui così. Voto di incoraggiamento: 2.
Campagna Sandro
(ct Naz. maschile pallanuoto)
Vinti i Mondiali, più un posto a Londra. Settebello da 9.
Cavani Edinson
(calciatore)
Col Napoli, ventinove gol nell'anno solare. Abramovich fa sapere di aver messo da parte 50 milioni per lui. Mi sa che De Laurentis lo cederà. A prescindere, 8.
Cheseto Marko
(atleta)
Kenyano, ventott'anni, non di primissima scelta sulle lunghe distanze, ma una borsa di studio all'università di Ancorage (Alaska) è pur meglio di niente. Esce vestito leggero dall'aula e lo ritrovano dopo tre giorni, i piedi tanto congelati da essere saldati alle scarpe da ginnastica. Glieli amputano. "Mi scuso per i problemi che ho creato" dice appena riprende conoscenza.
Classe
(sostantivo)
Sparisce dai treni, dove si parlerà di livelli o ambienti. Ma resta nella definizione di obesità, che prevede tre classi in base all'Imc (Indice di massa corporea). In Italia siamo cinque milioni di obesi, con una crescita dell'1,5 per cento rispetto al 2002. Dall'8,5 al 10 per cento. Un bruscolino, rispetto agli Usa (+ 11,4), del Brasile (+7,6) e perfino della Cina (2,5). Ennesima dimostrazione che siamo un paese povero, ma sempre interessante per le case farmaceutiche. Basta abbassare i parametri, cosa già fatta con pressione arteriosa e colesterolo, e qualche migliaio di sani si scopre malato da un giorno all'altro. Elementare, Watson.
Colic Velibor
(scrittore)
Bosniaco, vive a Parigi. "Gesù e Tito" (ed. Nikita) è il suo ultimo libro, un romanzo di formazione, tenero e crudele. Nella Jugoslavia pre-guerra, un bambino di madre cattolica e padre comunista sogna di diventare brasiliano e calciatore. Voto 7,5.
Contador Alberto
(ciclista)
Clenbuterolo, chi era costui? La sentenza per fatti risalenti al Tour 2010 si fa aspettare troppo. Il rischio è che, quale che sia, non venga creduta.
Conte Antonio
(allenatore)
Il 4-2-4 no, ma in questa Juve ha messo molto di suo: l'aggressività, la voglia di imporre il gioco e di subirlo il meno possibile, la capacità di farsi seguire dai giocatori. Un 8 se lo merita.
Cotterill Steve
(allenatore)
Ha vietato l'uso di Twitter ai calciatori del Nottingham Forest. Un mito, 8.
Crozza Maurizio
(attore)
Non so se l'umorismo satirico in tv si sia mai spinto più lontano: lui in veste di Papa che canta "Don Raffaé" col testo rifatto su Don Verzè, vedete un po' voi. Il testo, succoso e metricamente impeccabile, è di Alessandro Robecchi. Un babà (chissà se è già arrivata la querela).
Cruijff Johan
(ex calciatore)
Critica il ritorno di Van Gaal, polemizza con Davids e si prende del razzista, l'Ajax sta pensando se farlo fuori dal consiglio. La vita tranquilla non fa per lui. Voto difficile: 6,5 perché pure a me non va a genio Van Gaal.
D'Avanzo Giuseppe
(giornalista)
Rigorose e vigorose, così erano le sue inchieste. Altri sui giornali ne scriveranno altre, la specialità non è morta anche se non sta troppo bene. E non sarà la stessa cosa.
Di Natale Antonio
(calciatore)
Una carriera tra Empoli e Udinese in cui brilla come goleador. Poco tentato dagli squadroni, sospetto che sia un saggio. Con Balotelli può fare un bel tandem in azzurro. Voto 8.
Dotto Luca
(nuotatore)
Inatteso il suo argento sui 50 metri sl ai Mondiali, forse per questo anche più bello. Il ragazzo è spiritoso e simpatico, il che non guasta mai: 8,5.
Esultanza
(manifestazioni di)
"Ai si eu te pego" (Oh, se ti prendo) è il ritmo su cui festeggia lo sport, il calcio in particolare. Ha cominciato Neymar in ottobre, poi Cristiano Ronaldo e Marcelo, poi André Santos, poi Simao e Cleyton. In Italia è stato battezzato da Thiago Silva, Pato e Robinho col Chievo, poi Doumbia e Wagner Love col Cska a San Siro, poi Mutu, poi Isla e Armero, infine Candreva. Si sono adeguati i cestisti del Denver Nuggets. Nelle categorie minori hanno dato il loro contributo Juve Stabia, Foggia e Salerno. Si consiglia l'ingaggio di un coreografo per squadra: può variare il movimento senza palla aumentando il tasso di spettacolo. Chi vuol esser lieto sia, per carità, ma pensare agli altri, mai?
Evans Cadel
(ciclista)
Al Tour, finalmente, una vittoria del ciclismo pulito: 9.
(1/continua)
Avocando il fascicolo che riguarda una squadra dilettantistica lombarda, multata e penalizzata perché si era rifiutata di giocare dopo la morte di un suo dirigente a bordo campo, dimostra sensibilità e desiderio di una giustizia giusta. Di cui c'è molto bisogno. Voto (temporaneo) 7,5.
Adriano
(calciatore)
Stavolta è una quasi omonima, la giovane brasiliana Adriene, ad accusarlo di averle sparato a una mano. Lui dice che è stata lei a spararsi. Indagini in corso, ma non sarebbe meglio uscire disarmati, specie se attiri le grane con tanta frequenza? Voto 4
Altropallone
(premio)
I premiati per l'impegno a favore dell'infanzia disagiata saranno, dopo il derby di Milano, Cordoba e Seedorf. Ottima scelta, ha commentato il presidente della giuria. Io. Voto ai due: 8.
Alvarez Ricky
(calciatore)
Definito "non da Inter" troppo velocemente, un po' alla volta sta venendo fuori e merita un 7 di incoraggiamento.
Ancelotti Carlo
(allenatore)
Dice che punta a una panchina inglese e si piazza a Parigi. Scelta tecnica o gastronomica? Il dubbio è forte, il voto non c'è, l'ingaggio (6 milioni) sì.
Apoel
(squadra cipriota)
Ha passato il turno di Champions. Allenatore serbo, sei brasiliani, tre portoghesi, due greci, un belga, un uruguayano, un argentino, un macedone, un bosniaco, un franco-algerino. E un solo cipriota, il capitano. Una storia da raccontare ai nipoti: 7,5.
Arminio Franco
(paesologo)
"La paesologia è una via di mezzo tra l'etnologia e la poesia", dice. Bello il suo libro "Terracarne" (Ed. Mondadori) col racconto delle sue visite ai paesi abbandonati, del tutto o quasi, e a quelli troppo cresciuti. Voto 7.
Arrigoni Francesco
(giornalista)
Critico enogastronomico duro e puro in un ambiente dal compromesso facile. Morto all'improvviso, a cinquantun anni. Ci mancherà molto.
Arrigoni Vittorio
(pacifista)
Brutto destino, ammazzato nella striscia di Gaza da quelli che voleva difendere. Gli sopravvive il suo messaggio: "Restiamo umani".
Atalanta
(squadra di calcio)
Doni potrebbe essere l'anticipo della valanga, ma il voto (8) si riferisce solo a quello che ha fatto vedere sul campo da settembre a oggi. Ammirevole.
Bale Gareth
(calciatore)
Bella corsa e facilità di tiro a rete. È molto più di una promessa questo ragazzo del Tottenham.
Balotelli Mario
(calciatore)
Ha più influenza su di lui Mancini o Prandelli? Intanto 7, perché qualche progresso si nota, ma è meglio non esagerare con gli entusiasmi.
Block Giovanni
(cantautore)
Il suo primo cd, "Un posto ideale" gli vale un 7,5. "Ha dei numeri" si diceva al Club Tenco dove esordì ventenne e questo flautista napoletano continua ad averli.
Boateng King Kevin
(calciatore)
Caldeggia l'ingaggio di Tevez: "È cattivo, è perfetto per stare coi bad boys come Ibra, Binho, me e Cassano". Su questo mi piacerebbe sentire il parere di Paolo Maldini. "Il Milan ha bisogno di caratteri forti, come Pato". Questo sì che è uno scoop. "È bello vedere i bambini con la maglia numero 27 e i capelli come i miei". Purché non comincino a farsi tatuare. Voti: 7 al calciatore e 4 all'esternatore.
Bocca Giorgio
(giornalista)
Il vento fischia ancora e morto lui ci si sente un po' più esposti. Il resto è stato già detto in questi giorni.
Bonatti Walter
(alpinista e scrittore)
È il caso che mette vicini due italiani innamorati della giustizia, della libertà e della montagna. Due con cui è stato bello dividere un pezzo, pur piccolo, di strada.
Buarque de Hollanda Chique
(cantautore e scrittore)
Sommo, per poliedricità e ispirazione. Nei cent'anni dalla nascita di Amilcare Rambaldi, il fondatore, il Club Tenco ha pubblicato un doppio cd, "Ciao ragazzo" (Alabianca). In uno canta Chico, nell'altro le sue canzoni sono interpretate da amici italiani: Vanoni, Jannacci, Capossela, Giorgio Conte e altri. Voto 9.
Buso Sergio
(allenatore)
Caratteristica: il silenzio. Quando giocava in porta lo chiamavano Buster Keaton, poi Treccani per la cultura calcistica (migliaia di schede messe da parte). È stato vice di Donadoni, anche agli Europei del 2008. "Era un uomo puro, onesto e serio", ha detto Donadoni ai funerali. Gli piaceva la storia. Il gioco sulle fasce l'ha inventato Annibale a Canne, diceva. Se n'è andato in silenzio alla vigilia di Natale. Leucemia. I tre aggettivi di Donadoni sono esatti, niente va aggiunto.
Chacho Lydia
(giornalista e scrittrice)
"Fare il giornalista in Messico significa uscire la mattina e non sapere se la sera torni a casa". Nel libro "I demoni dell'Eden" aveva svelato una storia molto ramificata di corruzione, pedofilia, politica e narcotraffico. Per questo è stata sequestrata e maltratta dalla polizia di Puebla. "Memoria di un'infamia" (Ed. Fandango) racconta l'esperienza. Ed è fortunata a poterla raccontare.
Calderoli Roberto
(politico)
Ho avuto un'illuminazione vedendolo soffiare in un fischietto, le gote rubizze, lo sguardo compiaciuto. È la cosa che gli riesce meglio. Continui così. Voto di incoraggiamento: 2.
Campagna Sandro
(ct Naz. maschile pallanuoto)
Vinti i Mondiali, più un posto a Londra. Settebello da 9.
Cavani Edinson
(calciatore)
Col Napoli, ventinove gol nell'anno solare. Abramovich fa sapere di aver messo da parte 50 milioni per lui. Mi sa che De Laurentis lo cederà. A prescindere, 8.
Cheseto Marko
(atleta)
Kenyano, ventott'anni, non di primissima scelta sulle lunghe distanze, ma una borsa di studio all'università di Ancorage (Alaska) è pur meglio di niente. Esce vestito leggero dall'aula e lo ritrovano dopo tre giorni, i piedi tanto congelati da essere saldati alle scarpe da ginnastica. Glieli amputano. "Mi scuso per i problemi che ho creato" dice appena riprende conoscenza.
Classe
(sostantivo)
Sparisce dai treni, dove si parlerà di livelli o ambienti. Ma resta nella definizione di obesità, che prevede tre classi in base all'Imc (Indice di massa corporea). In Italia siamo cinque milioni di obesi, con una crescita dell'1,5 per cento rispetto al 2002. Dall'8,5 al 10 per cento. Un bruscolino, rispetto agli Usa (+ 11,4), del Brasile (+7,6) e perfino della Cina (2,5). Ennesima dimostrazione che siamo un paese povero, ma sempre interessante per le case farmaceutiche. Basta abbassare i parametri, cosa già fatta con pressione arteriosa e colesterolo, e qualche migliaio di sani si scopre malato da un giorno all'altro. Elementare, Watson.
Colic Velibor
(scrittore)
Bosniaco, vive a Parigi. "Gesù e Tito" (ed. Nikita) è il suo ultimo libro, un romanzo di formazione, tenero e crudele. Nella Jugoslavia pre-guerra, un bambino di madre cattolica e padre comunista sogna di diventare brasiliano e calciatore. Voto 7,5.
Contador Alberto
(ciclista)
Clenbuterolo, chi era costui? La sentenza per fatti risalenti al Tour 2010 si fa aspettare troppo. Il rischio è che, quale che sia, non venga creduta.
Conte Antonio
(allenatore)
Il 4-2-4 no, ma in questa Juve ha messo molto di suo: l'aggressività, la voglia di imporre il gioco e di subirlo il meno possibile, la capacità di farsi seguire dai giocatori. Un 8 se lo merita.
Cotterill Steve
(allenatore)
Ha vietato l'uso di Twitter ai calciatori del Nottingham Forest. Un mito, 8.
Crozza Maurizio
(attore)
Non so se l'umorismo satirico in tv si sia mai spinto più lontano: lui in veste di Papa che canta "Don Raffaé" col testo rifatto su Don Verzè, vedete un po' voi. Il testo, succoso e metricamente impeccabile, è di Alessandro Robecchi. Un babà (chissà se è già arrivata la querela).
Cruijff Johan
(ex calciatore)
Critica il ritorno di Van Gaal, polemizza con Davids e si prende del razzista, l'Ajax sta pensando se farlo fuori dal consiglio. La vita tranquilla non fa per lui. Voto difficile: 6,5 perché pure a me non va a genio Van Gaal.
D'Avanzo Giuseppe
(giornalista)
Rigorose e vigorose, così erano le sue inchieste. Altri sui giornali ne scriveranno altre, la specialità non è morta anche se non sta troppo bene. E non sarà la stessa cosa.
Di Natale Antonio
(calciatore)
Una carriera tra Empoli e Udinese in cui brilla come goleador. Poco tentato dagli squadroni, sospetto che sia un saggio. Con Balotelli può fare un bel tandem in azzurro. Voto 8.
Dotto Luca
(nuotatore)
Inatteso il suo argento sui 50 metri sl ai Mondiali, forse per questo anche più bello. Il ragazzo è spiritoso e simpatico, il che non guasta mai: 8,5.
Esultanza
(manifestazioni di)
"Ai si eu te pego" (Oh, se ti prendo) è il ritmo su cui festeggia lo sport, il calcio in particolare. Ha cominciato Neymar in ottobre, poi Cristiano Ronaldo e Marcelo, poi André Santos, poi Simao e Cleyton. In Italia è stato battezzato da Thiago Silva, Pato e Robinho col Chievo, poi Doumbia e Wagner Love col Cska a San Siro, poi Mutu, poi Isla e Armero, infine Candreva. Si sono adeguati i cestisti del Denver Nuggets. Nelle categorie minori hanno dato il loro contributo Juve Stabia, Foggia e Salerno. Si consiglia l'ingaggio di un coreografo per squadra: può variare il movimento senza palla aumentando il tasso di spettacolo. Chi vuol esser lieto sia, per carità, ma pensare agli altri, mai?
Evans Cadel
(ciclista)
Al Tour, finalmente, una vittoria del ciclismo pulito: 9.
(1/continua)
di Gianni Mura; la Repubblica
domenica 25 dicembre 2011
Simulatore
L’«ufficio» di Fernando Alonso e Felipe Massa a Maranello è una cabina nera che sembra uscita da un film di alieni e oscilla su sei bracci telescopici. Si chiama simulatore di guida: un sistema che sta ai videogiochi come una Formula 1 a un’utilitaria. Oggi che i test in pista sono proibiti, è qui che i piloti si allenano, sviluppano la vettura e la preparano per i gran premi. La Ferrari per la prima volta l’ha fatto provare a quattro giornalisti dopo una selezione sul simulatore statico della pista di Fiorano. Il mio tempo sul circuito virtuale è 1’08’’, quello di riferimento del collaudatore Andrea Bertolini 59’’. Promosso all’«astronave».
L’ingresso avviene attraverso una botola. L’ingegnere mi consegna il casco, mi fissa le cinture di sicurezza e mi dà le istruzioni base: «Le gomme sono già calde, per frenare dai un pestone forte al pedale, ma non rallentare troppo sennò il motore stalla. E non toccare i pulsanti sul volante: non hai il tempo per capire come funzionano». Suggerimento superfluo: non mi sarei mai sognato di complicare una situazione già così complessa. Il test può cominciare: la stanza, grande come mezzo campo da tennis, è buia. Le uniche luci, oltre al maxischermo a 180 gradi che mi spalanca davanti la pista, sono i led sul volante. Un impianto home cinema fa vibrare il motore otto cilindri virtuale. Partenza lanciata, curva stretta e lungo rettilineo dove è un piacere cambiare fino alla settima. A 150 metri da un tornante, lanciato a 300 chilometri orari, mi sembra una buona idea frenare. Non lo è: premo il pedale sinistro (serve una pressione di 100 chili) e a 50 metri dalla curva mi ritrovo quasi fermo e con il motore spento. La voce paziente dell’ingegnere via radio mi avvisa: «Ricominciamo». Ricominciamo: curva stretta, rettilineo, frenata meno brusca e... prato, testacoda, la pista scomparsa, l’abitacolo che trema. L’unica notizia consolante è che il motore è rimasto acceso. «Bisogna frenare forte quando la velocità è elevata e diminuire la pressione sul pedale quando si rallenta e il carico aerodinamico diminuisce», mi spiegheranno poi davanti ai risultati della telemetria. L’esatto contrario di quanto si insegnava a scuola guida prima che venisse inventato l’abs.
Ritrovato l’asfalto, cerco di domare questo mostro imbizzarrito che a ogni accelerata minaccia di sbandare e a ogni frenata di spegnersi. Il movimento della cabina non si avverte: il mio cervello è convinto di essere su una monoposto vera. La difficoltà successiva è il tratto in salita sul ponte: la pista non si vede, perché la posizione di guida è infossata. Casualmente scelgo il punto giusto di staccata, ma mi domando come faccia un pilota in gara ad avere i punti di riferimento. Mi racconteranno della tecnica usata da Mika Hakkinen: un’ora prima del via si chiudeva in una stanza buia e ripassava mentalmente il percorso. Proseguo senza grossi problemi, anche se l’alta velocità è una roba differente. L’esperienza dura tre giri, il migliore in 1’20’’. L’unica consolazione, quando scendo, è non avere problemi di stomaco. «Raikkonen al simulatore si sentiva male» è la frase più incoraggiante che riescono a dirmi i tecnici al muretto. Già, però lui è Kimi Raikkonen.
L’ingresso avviene attraverso una botola. L’ingegnere mi consegna il casco, mi fissa le cinture di sicurezza e mi dà le istruzioni base: «Le gomme sono già calde, per frenare dai un pestone forte al pedale, ma non rallentare troppo sennò il motore stalla. E non toccare i pulsanti sul volante: non hai il tempo per capire come funzionano». Suggerimento superfluo: non mi sarei mai sognato di complicare una situazione già così complessa. Il test può cominciare: la stanza, grande come mezzo campo da tennis, è buia. Le uniche luci, oltre al maxischermo a 180 gradi che mi spalanca davanti la pista, sono i led sul volante. Un impianto home cinema fa vibrare il motore otto cilindri virtuale. Partenza lanciata, curva stretta e lungo rettilineo dove è un piacere cambiare fino alla settima. A 150 metri da un tornante, lanciato a 300 chilometri orari, mi sembra una buona idea frenare. Non lo è: premo il pedale sinistro (serve una pressione di 100 chili) e a 50 metri dalla curva mi ritrovo quasi fermo e con il motore spento. La voce paziente dell’ingegnere via radio mi avvisa: «Ricominciamo». Ricominciamo: curva stretta, rettilineo, frenata meno brusca e... prato, testacoda, la pista scomparsa, l’abitacolo che trema. L’unica notizia consolante è che il motore è rimasto acceso. «Bisogna frenare forte quando la velocità è elevata e diminuire la pressione sul pedale quando si rallenta e il carico aerodinamico diminuisce», mi spiegheranno poi davanti ai risultati della telemetria. L’esatto contrario di quanto si insegnava a scuola guida prima che venisse inventato l’abs.
Ritrovato l’asfalto, cerco di domare questo mostro imbizzarrito che a ogni accelerata minaccia di sbandare e a ogni frenata di spegnersi. Il movimento della cabina non si avverte: il mio cervello è convinto di essere su una monoposto vera. La difficoltà successiva è il tratto in salita sul ponte: la pista non si vede, perché la posizione di guida è infossata. Casualmente scelgo il punto giusto di staccata, ma mi domando come faccia un pilota in gara ad avere i punti di riferimento. Mi racconteranno della tecnica usata da Mika Hakkinen: un’ora prima del via si chiudeva in una stanza buia e ripassava mentalmente il percorso. Proseguo senza grossi problemi, anche se l’alta velocità è una roba differente. L’esperienza dura tre giri, il migliore in 1’20’’. L’unica consolazione, quando scendo, è non avere problemi di stomaco. «Raikkonen al simulatore si sentiva male» è la frase più incoraggiante che riescono a dirmi i tecnici al muretto. Già, però lui è Kimi Raikkonen.
di Stefano Mancini; LA STAMPA
INTER-Lecce 4-1
Segnano un po' tutti: si sblocca Milito, Pazzini dedica il gol al figlio appena nato, Cambiasso entrando dalla panchina e un ottimo Alvarez. Il povero Forlàn becca due pali.
venerdì 16 dicembre 2011
O.M.
Per carità, non ci si può lamentare di trovarsi il Marsiglia negli ottavi di Champion, ma peggio non poteva andare considerando le altre possibilità.
martedì 13 dicembre 2011
Genoa-INTER 0-1
Ora la classifica inizia a farsi guardare. Continuiamo così e sarà sempre più bella.
Ancora in rete Yuto con un colpo di testa su assist si un più che discreto Ricky Alvarez che ha preso anche un palo su uno splendido tiro dai 30 metri. Buona la prima di Poli, anche se relegato sulla fascia sinistra e ottimo il rientro del Cacha Forlàn.
Tavolo della pace
Weilà, domani 14 dicembre 2011 c'è una grande festa: Moratti porta il panettone, Agnelli lo spumantino.
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