Anche se non vuole sentirselo dire e quando accade compie gesti scaramantici d'ogni tipo, Claudio Ranieri è indiscutibilmente un uomo da derby. Lo raccontano le cifre, impressionanti. A parte le esperienze all'estero, in cui comunque ha lasciato il segno (con l'Atletico Madrid vinse 3-1 contro il Real al Bernabeu, e quella rimane tuttora l'ultima vittoria dell'Atletico in un derby), è nei derby italiani che Ranieri si esalta. Tre ne ha giocati a Torino con la Juventus: due vittorie e un pareggio. Quattro con la Roma, e sono state tutte vittorie ai danni della Lazio. Quello di ieri era il suo primo a Milano, e ha vinto anche questo. Totale: sette vittorie e un pareggio in otto partite. Un mostro. Se gli chiedete qual è il suo segreto, vi risponderà svogliatamente: "L'importante è avere grandi campioni dalla tua parte...". Macché: è rimasto nella piccola storia del calcio romano il suo azzardo in un derby del 2010, quando alla fine del primo tempo, sotto per 1-0, sostituì Totti e De Rossi lasciandoli negli spogliatoi, e al rientro la Lazio sbagliò il rigore del 2-0 poi la Roma pareggiò e vinse, in una giornata memorabile. Quindi non è neppure una questione di avere o non avere campioni, è proprio che Ranieri nel derby si trova a meraviglia, conosce evidentemente i registri da usare nella preparazione psicologica della gara, poi sa disporre in campo la squadra imponendole un totale controllo tattico della propria metà campo, che è sempre un atteggiamento saggio da tenere in un derby, gara dagli equilibri sottilissimi come poche altre.
Intanto l'1-0 sul Milan è la sesta vittoria consecutiva dell'Inter, l'ottava in nove partite, e rilancia i nerazzurri nella lotta per lo scudetto. Se arrivasse anche una vittoria nell'impegno di domenica prossima contro la Lazio, la rimonta sarebbe cosa fatta. Ma Ranieri si conferma uomo prudentissimo, mai un passo più lungo del dovuto, e in un intervento alla trasmissione Rai "Radio anch'io lo Sport" racconta: "Piano piano stiamo riportando l'Inter alla sua dimensione, che è quella di stare nella parte alta della classifica. Ma non abbiamo ancora fatto nulla, siamo ancora lontani dalla vetta, dobbiamo continuare con questa umiltà, con questo spirito di sacrificio. Sappiamo i difetti che abbiamo, avevamo giocato bene anche gare poi perse, concedendo a Napoli, Juventus e Udinese la possibilità di colpirci in contropiede. Infatti, nel derby, avendo martellato i giocatori su questi concetti tattici, siamo partiti un po' contratti, abbiamo commesso qualche errore di tensione, poi ci siamo distesi e abbiamo anche giocato bene, come avevamo fatto anche nelle precedenti due gare, con Lecce e Parma. Per cercare di riavvicinarci alla vetta dovevamo infilare vittorie consecutive, non c'era altra possibilità. Adesso vedo che la squadra sta conquistando autostima. Dati troppo presto per finiti, i giocatori stanno dimostrando di avere ancora molto da dare. Valuteremo con il presidente che cosa possiamo fare e se dobbiamo farlo. Mi piace questo spogliatoio e questo spirito. Tevez? Ribadisco quanto già detto: adesso gli equilibri ci sono, ci siamo compattati, Tevez è un campione, ma non gioca da tanto tempo, bisogna quindi capire quanto può dare e quanto può togliere".
Dopo un derby simile, difficile negare l'importanza di Zanetti, 38 anni suonati, in questa squadra: "Lui è unico. Non ho parole. È sempre il primo ad arrivare e l'ultimo ad andare via. Sempre positivo, mai ascoltata da lui una parola di sconforto o di critica, è sempre pronto a incitare i compagni. È stupendo avere un capitano così. La mia fortuna è stata quella di lavorare con il gruppo storico che non si è mai disunito. Io ho cercato di trasmettere serenità e i primi a motivarmi in tal senso erano loro per come lavoravano in allenamento anche quando perdevamo le partite. Ho cercato di riportarli a giocare nei loro ruoli naturali, ma ripeto, lavorare con questi ragazzi è davvero un piacere. Sneijder? Per come lo vedo io, è motivatissimo".
Intanto l'1-0 sul Milan è la sesta vittoria consecutiva dell'Inter, l'ottava in nove partite, e rilancia i nerazzurri nella lotta per lo scudetto. Se arrivasse anche una vittoria nell'impegno di domenica prossima contro la Lazio, la rimonta sarebbe cosa fatta. Ma Ranieri si conferma uomo prudentissimo, mai un passo più lungo del dovuto, e in un intervento alla trasmissione Rai "Radio anch'io lo Sport" racconta: "Piano piano stiamo riportando l'Inter alla sua dimensione, che è quella di stare nella parte alta della classifica. Ma non abbiamo ancora fatto nulla, siamo ancora lontani dalla vetta, dobbiamo continuare con questa umiltà, con questo spirito di sacrificio. Sappiamo i difetti che abbiamo, avevamo giocato bene anche gare poi perse, concedendo a Napoli, Juventus e Udinese la possibilità di colpirci in contropiede. Infatti, nel derby, avendo martellato i giocatori su questi concetti tattici, siamo partiti un po' contratti, abbiamo commesso qualche errore di tensione, poi ci siamo distesi e abbiamo anche giocato bene, come avevamo fatto anche nelle precedenti due gare, con Lecce e Parma. Per cercare di riavvicinarci alla vetta dovevamo infilare vittorie consecutive, non c'era altra possibilità. Adesso vedo che la squadra sta conquistando autostima. Dati troppo presto per finiti, i giocatori stanno dimostrando di avere ancora molto da dare. Valuteremo con il presidente che cosa possiamo fare e se dobbiamo farlo. Mi piace questo spogliatoio e questo spirito. Tevez? Ribadisco quanto già detto: adesso gli equilibri ci sono, ci siamo compattati, Tevez è un campione, ma non gioca da tanto tempo, bisogna quindi capire quanto può dare e quanto può togliere".
Dopo un derby simile, difficile negare l'importanza di Zanetti, 38 anni suonati, in questa squadra: "Lui è unico. Non ho parole. È sempre il primo ad arrivare e l'ultimo ad andare via. Sempre positivo, mai ascoltata da lui una parola di sconforto o di critica, è sempre pronto a incitare i compagni. È stupendo avere un capitano così. La mia fortuna è stata quella di lavorare con il gruppo storico che non si è mai disunito. Io ho cercato di trasmettere serenità e i primi a motivarmi in tal senso erano loro per come lavoravano in allenamento anche quando perdevamo le partite. Ho cercato di riportarli a giocare nei loro ruoli naturali, ma ripeto, lavorare con questi ragazzi è davvero un piacere. Sneijder? Per come lo vedo io, è motivatissimo".
di Andrea Sorrentino; la Repubblica
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