lunedì 16 gennaio 2012

L'analisi

Con la vittoria nel derby l'Inter ottiene qualcosa in più del risultato del campo, meritato per quanto non previsto dalla maggior parte dei pronostici. Riapre il campionato, che chiuso non era ma la vedeva fuori dall'uscio. Un incrocio di risultati e di colori semplificava il lavoro dell'Inter, cui un pari poco serviva. La Juve aveva pareggiato col Cagliari, strano ritorno del rossoblù a rallentare la corsa della squadra di Conte: prima del Cagliari, anche Bologna e Genoa avevano pareggiato a Torino. A Marassi, ancora rossoblù (Genoa) a rallentare, anzi a battere altri bianconeri (Udinese). Così, ci guadagnano le seconde linee, e l'Inter ci guadagna parecchio in autostima perché fin qui non era riuscita a battere nessuna delle squadre che la precedevano.
Non è stato un bel derby, specie nel primo tempo. Nemmeno le condizioni erano ideali: una ghiacciaia lo stadio, scivoloso il campo. Ranieri azzecca la formazione, Snejider in panchina, per lui solo l'ultimo quarto d'ora. Giusta prudenza, per un giocatore fermo dal 2 novembre. Allegri non azzecca la formazione, ma è tutto il Milan in blocco ad avere la responsabilità di una pessima gestione dell'ultima settimana. Si è parlato molto più della partenza di Pato, e in seconda battuta del rinnovo del contratto di Allegri, che dell'Inter. Non è un caso che dopo meno di 5' l'Inter abbia già fatto gol (testa di T. Motta) annullato per un fuorigioco che non c'è. L'Inter gioca come Ranieri aveva annunciato: raccolta e pronta a colpire in contropiede.
Il possesso di palla lo lascia volentieri al Milan, che è specialista nel settore. Specialità che serve a poco, quasi a nulla. Dopo che Alvarez ha sciupato il possibile vantaggio, Van Bommel colpisce la traversa.

E' probabile che Pato sentisse molto questa partita. Ma questa partita non ha sentito lui. Pasticcia, non incide, Ibrahimovic gira al largo e solo gli inserimenti (rari) dei centrocampisti possono preoccupare Julio Cesar. Emanuelson è fuori posizione, Boateng pure. Incassato il gol al 9' st (testarda iniziativa di Zanetti, liscio di Abate, sinistro angolato di Milito) il Milan mostra il lato peggiore della sua serata negativa: l'incapacità di essere squadra. Ognuno cerca di raddrizzare la situazione da solo. Robinho entra e divora un gol, Pato esce tra i fischi. Se l'hanno visto ieri sera, al Psg non si metteranno a piangere per il mancato arrivo. Nella sua essenzialità, che si può pure definire conoscenza dei propri limiti, più incisiva l'Inter, che è parsa anche più fresca.
Nel turno delle occasioni perdute (prima la Juve, poi il Milan) la Juve non può lamentarsi. E' partita a tutto gas, ha segnato un bellissimo gol, ha patito le iniziative in velocità del Cagliari. Che avrebbe più motivi di lamentarsi, per due falli di mano in area juventina giudicati involontari dall'arbitro. Conte non ha convinto quando ha spedito in campo Krasic (che ha buttato via il 2-1) e nemmeno ha convinto, fin qui, un mercato che colleziona punte quando servirebbero centrocampisti. Va comunque detto che Conte, con 18, ha superato il record di Carver, imbattuto per 17 partite nel '49/50. L'Udinese, con le note assenze dovute alla Coppa d'Africa, ha perso sì, ma è ancora viva e vegeta.
Domenica sera, Inter-Lazio: deciderà qual è la quarta forza. Resta impressionante il cammino dell'Inter, che ora col recupero degli infortunati (Forlan, oltre a Sneijder) offre maggiori alternative. Resta lontana ma non lontanissima dalla cima: 6 punti. Non succede spesso che nello stesso giorno le prime tre facciano un solo punto. Il Milan non esce ridimensionato, dice Allegri. Dipende dai punti di vista. Un Milan più concentrato, o meno distratto, non avrebbe fallito il doppio obiettivo di giornata: scavalcare la Juve e mettere definitivamente l'Inter fuori dai grandi giochi. Tra le bancarelle del mercato, tra mancate partenze e mancati arrivi, con missioni all'estero e precise volontà presidenziali, la carica agonistica del Milan s'è un po' dissolta e la scarsa propensione al movimento delle sue punte non l'ha aiutato. L'Inter ha fatto tutto quello che doveva per vincere e il Milan le ha dato una mano.

di Gianni Mura; la Repubblica

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