martedì 10 maggio 2011

Wouter Weylandt

http://www.youtube.com/watch?v=z_cP9mptgd4

Raccontare una morte in diretta è tremendo. Non ci sono filtri, solo un mare di retorica, tempi difficili da gestire, sensibilità da rispettare. Ieri l’Heysel, oggi il Passo del Bocco. Dunque, non daremo lezioni alla Rai, ma ci permettiamo un consiglio: in questi casi non si lascia un uomo solo al comando. E nemmeno una donna. In questi casi bisogna correre in gruppo. Ieri non è successo. La conduttrice dell’approfondimento post Giro, Alessandra De Stefano, è arrivata esausta alla meta (l’annuncio del decesso di Weylandt) dopo aver lanciato appelli commoventi ai colleghi: «Facciamo squadra, datemi una mano».

In cambio silenzi, lacrime e una regia inflessibile nell’imporre la regola aurea. «Continuare la trasmissione non ha senso». Pausa: «Dalla regia mi dicono che dobbiamo continuare». E così via, sotto il peso di una verità straziante che non si può dire, perché devono avvertire la moglie del ciclista. Per cui il momento più drammatico è anche quello liberatorio. «Se la regia è d’accordo, farei scorrere le immagini in silenzio». E scapperei da qui, maledetta regia.

di Guido Boffo; LA STAMPA


 

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