lunedì 30 maggio 2011

Non c'è trippa per gatti

Contador troppo grande o gli altri troppo piccoli? La prima risposta è semplice. Lo spagnolo merita un 10 tondo in pagella. Grande. Ha salutato la compagnia appena la strada del Giro ha cominciato a salire (Etna): ci vediamo a Milano. Ha vinto le ultime sei grandi corse a tappe alle quali ha partecipato, tre Tour, due Giri, una Vuelta, ma forse stavolta è stato il migliore Contador di sempre. Potrebbe diventare il Numero Uno del ciclismo moderno dopo Eddy Merckx, visto che Armstrong sconta il peccato originale di una carriera avara limitata alle strade di Francia. Non si può nemmeno dire che l’abbia favorito il percorso con troppi spigoli, avrebbe vinto in ogni caso. Magari senza uccidere l’interesse della corsa, se il sesto grado fosse stato distribuito meglio. Ma Contador aveva un motivo in più per strafare, doveva dimostrare ai tribunali in agguato che sa andare forte anche quando è supercontrollato. E un risultato l’ha già ottenuto, la sentenza per la vecchia storia di doping presunto prevista fra pochi giorni slitta a settembre. Potrà partecipare al prossimo Tour.

I nostri troppo piccoli? Scarponi nè piccolo nè grande, è stato quel che doveva essere. Ha provato a contrastare il Matador ma si è scottato al calore dell'Etna. Compresa la lezione si è gestito meglio, è finito in crescendo e ha respinto Nibali nel duello per il secondo posto, dove pure non era favorito dalla crono finale. Non è un fuoriclasse, ma un ottimo corridore con un carattere di ferro. Merita un 8 perchè ha dato tutto, naturalmente aiutato da un Giro tutto a naso’in su.

Semmai un voto in meno va dato proprio al più atteso, a quel Vincenzo Nibali dal quale i tifosi, e non solo loro, attendevano buone notizie. Perchè aveva già agguantato il terzo posto al Giro dell'anno scorso pur avendo dovuto aiutare il suo capitano Basso; perchè poi in settembre aveva domato l’arcigna Vuelta. Insomma, il siciliano era considerato ostacolo difficile per Contador e invece in tal senso ha in parte deluso soffrendo più del previsto in salita, dove gli è mancato il cambio di passo. Ma non si è mai arreso, soprattutto pare finalmente uno dei più credibili testimoni del nuovo ciclismo pulito. E ha dalla sua l’età, 27 anni sono appena l’alba per chi si confronta con le grandi corse a tappe. Non siamo più ai tempi di Coppi, che vinse il Giro a vent’anni...

di Gianni Romeo; LA STAMPA

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