sabato 18 dicembre 2010

Kifumpa

Si chiama Kifumpa. E a Lumunbashi, la città casa del Mazembe, tutto gira intorno al gioco più bello del mondo. Non serve un pallone di cuoio, basta una kifumpa. Stracci cuciti insieme da un filo resistente, la forma è rotonda, la sostanza è una palla da prendere a calci. Il settanta per cento dei bambini ci gioca per strada, il Mazembe è una società ricca, molto ricca con un budget da 10 milioni all'anno garantiti dal presidente Moise Katumbi Chapwe, governatore del Katanga, benestante regione del Congo. Sessanta milioni di abitanti, il rame è la miniera d'oro: il Mazembe rappresenta l'avanguardia del calcio e anche del Paese.

Stipendi che superano i 40 mila dollari al mese in una nazione dal reddito pro capite intorno ai 300 dollari mensili. Una Accademy che raccoglie 300 giovani, dai pulcini fino all'uscio della prima squadra: dal kifumpa al pallone dei grandi. Democrazia fresca, ancora sotto osservazione, il problema a sentire chi vive in quelle zone sono le vie di comunicazione: ipotesi di strade cui linee aeree non proprio affidabili cercano di supplire. Per la Farnesina è ancora un Paese a rischio, il Mazembe anche per questo vuole vincere il Mondiale per club: «E' arrivato il momento di voltare pagina, l'Africa può giocarsela con una delle squadre più forti del mondo. Non deluderemo i nostri tifosi». Nella sera della vittoria contro l'Internacional di Porto Alegre ce ne erano almeno mille in tribuna, molti di loro spesati proprio dal presidente. Lumunbashi attende con trepidazione la finale di Abu Dhabi, la birra è pronta a scorrere, per l'ultima vittoria nella Champions africana del Mazembe i tifosi hanno invaso le strade e cominciato a girare nudi.

Lamine N'Diaye, tecnico del Mazembe, è senegalese e musulmano. La squadra, tutti cattolici, prega prima della partita e nell'intervallo, tutti in ginocchio sulla linea di porta. Lui prega da solo, in silenzio, sa che Abu Dhabi può entrare nella storia del calcio africano: mai nessuna squadra di questo continente ha vinto un titolo mondiale. Due tv al seguito Nyota, (Stella), emittente di Lumumbashi, e Rtnz, la tv di stato. Cinque giornalisti della carta stampata e un tifoso-accompagnatore: Gabriele Salmi, dal 2004 in Congo con una Ong (Alba, si occupa dei bambini) è entrato in contatto con il Mazembe proprio grazie al pallone. E così quando la squadra congolese cercava un posto per il ritiro prima della finale di Champions League in Tunisia hanno chiesto a Gabriele: lui li ha portati a Licata, clima simile alla Tunisia e ospitalità da vendere. Ora li segue in tutte le trasferte e sarà il primo bianco a gioire in caso di vittoria sull'Inter. Mazembe: un coccodrillo che mangia il pallone ne è il simbolo. L'Inter è avvisata, le fauci sono già spalancate.

di Paolo Brusorio; LA STAMPA

Nessun commento:

Posta un commento