lunedì 25 ottobre 2010

L'analisi

L'1-1 di Inter-Samp fa sorridere Reja. In attesa di Napoli-Milan, stasera, la Lazio ha 4 punti sulla più vicina. C'è un dato che infastidirà Reja: dal 2004 in avanti la squadra in testa dopo l'ottava giornata ha sempre vinto lo scudetto. Non gli dispiacerà invece sapere che la sua Lazio ha fatto meglio di quella di Maestrelli e di quella di Eriksson, colleghi stimati che evocano scenari precisi. Reja è un tecnico realista, nato sul confine e abituato a guardare avanti appena ha passato un ostacolo. Sa che le grandi tradizionali prima o poi si sveglieranno, ma quante? Una? Due? Tutte? Sa che il discorso dei punti buoni per la salvezza è più giusto che lo faccia Pioli (mica male, il Chievo quarto) e che la Lazio non può nascondersi. Mancano alcune partite di vertice per definirne il valore globale, comunque alto (in attesa del miglior Zarate). Non è lo squadrone che annienta la concorrenza, ma nemmeno per ora si vede in giro, uno squadrone così. E' una squadra ordinata, che difficilmente perde la testa (col Cagliari, che ha giocato bene, qualche attimo di sbandamento c'è stato, essere primi richiede anche un allenamento mentale). Per dimostrare che non ci sono figli e figliastri, ieri Reja ha richiamato in panchina Hernanes, il nuovo idolo, perché Matuzalem gli garantiva maggior copertura in difesa dei tre punti.
Strano campionato, decisamente. Prendiamo l'Udinese, zero punti dopo 4 partite: Altre quattro partite e ha nove squadre alle spalle. Prendiamo la Roma dei dolori e delle amnesie: è 2 punti sopra la zona B, ma 3 punti sotto la Juve di cui Del Neri si dichiara soddisfatto anche dopo uno 0-0 a Bologna abbastanza piatto. E' mancata la consueta spinta di Krasic, che s'è fatto notare solo in occasione del rigore a favore (che non c'era, e che Viviano ha respinto). Ruotate tutte le punte (problemi al tendine per Amauri) ma senza cavarne molto, Del Neri proietta buona parte della soddisfazione sulla prestazione della difesa. Gli eredi di Buffon (Viviano e Sirigu) hanno già incassato 12 reti. Non è detto che sia colpa loro, anzi, ma di peggio ha fatto solo Gillet (13). Dettaglio che s'allunga mestamente su una settimana in cui solo l'Inter ha vinto in Europa, e nemmeno il 4-0 dopo 45' e un uomo in più le hanno garantito un sereno finale.
La Samp ha fatto la partita difensiva che doveva fare, senza mai rinunciare al contropiede. Restano dubbi sul modo in cui Cassano ha fatto fuori Chivu, ma il pari della Samp è giustificato anche dalle occasioni di Koman e Pazzini sull1-1 e dalla giornata di riposo in meno. L'Inter ha dato il meglio una volta sotto nel punteggio. Con generosità (Lucio e il miglior Coutinho della stagione), in modo confuso (Sneijder, Pandev), tanto va a finire che segna sempre Eto'o, meno brillante del solito (e bisogna capirlo) ma puntuale alla deviazione su assist di Coutinho, che visto dall'alto ricorda un cavallino della giara di Gesturi e comincia a mostrare un piede melodioso. L'Inter ha costruito molto e segnato poco, è un vecchio discorso legato alla scarso numero di punte, vecchio ma molto attuale.

di Gianni Mura; la Repubblica

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