Una festa grandissima, uno stadio, quello di San Siro, acceso, ribollente e addirittura commovente per come ha portato l'Inter al successo più bello e incredibile di questi ultimi anni. 3-1 al Barcellona è un risultato importante, quasi storico, che determina il grande salto dell'Inter fra i grandi club internazionali. Anche se sarebbe stupido portare questa esaltazione troppo in là: il grosso del lavoro deve essere ancora compiuto e la finale di Madrid ancora tutta da conquistare. Per l'Inter non è certo impossibile adesso arrivarci, ma per il Barcellona - se non sarà quello irriconoscibile visto a San Siro - non è impossibile ribaltare quel risultato. Gioire ma non montarsi la testa e rimanere con i piedi a terra. Da oggi in poi il futuro della squadra di Mourinho più che dall'Italia - con lo scudetto che le viene conteso dalla Roma - passa per la Spagna. La settimana prossima il ritorno al Camp Nou: per passare, tutto sommato, basta non perdere male. E poi si spera, la finalissima di Madrid ora vicina più che mai.
Complimenti a Mourinho innanzitutto. Non sarà simpatico a molti, sarà arrogante ed eccessivo in qualche occasione, ma è un tecnico che ha dato all'Inter cuore e carattere e soprattutto una coscienza da grande squadra. L'Inter, così come contro il Chelsea, ha affrontato i campioni d'Europa, addirittura la squadra più forte al mondo si dice, da pari a pari, senza alcun timore, ben decisa a fare più gol possibile per arrivare al match di ritorno ben coperta, con buone chances insomma\di qualificazione alla finale. Non inganni l'iniziale gol di Pedro con cui il Barcellona è andato in vantaggio, l'Inter aveva avuto le sue palle gol con Milito e aveva subito occupato il campo per far vedere chi era il padrone di casa, per far vedere che non c'era alcun timore riverenziale. Il Barcellona cercherà di ripagarla con la stessa moneta al ritorno.
Il grande protagonista della serata è stato l'argentino Milito dell'Inter e non l'argentino Messi del Barcellona. I pronostici sono stati rovesciati: l'argentino con la maglia nerazzurra è stato perfetto, quello in maglia rosa (mamma mia che colori...) è stato incredibilmente nullo e fuori partita. Capita anche ai grandissimi. Milito è arrivato a segnare il suo 23° gol in 43 partite, mentre Messi, proprio nella serata in cui serviva di più, non è riuscito ad incrementare il suo già strabiliante record di 40 gol in 46 partite. Abbiamo guardato bene in campo, ma non abbiamo visto gabbie, non abbiamo visto giocatori affannarsi disperatamente nella sua marcatura. Il grande campione è stato affrontato marcandolo come uno dei tanti, Cambiasso quando capitava, ma poi poteva toccare a Motta a Zanetti o anche a qualcun altro. Messi - insieme ad Ibrahimovic - è stato la sorpresa in negativo di questa partita. La sensazione è che non funzioni proprio la coppia con Ibra, che quando c'è lo spilungone svedese a fare da tappo vada in difficoltà, che non si senta sufficientemente libero. In ogni caso se ha giocato male Messi, altrettanto male ha giocato Ibrahimovic. L'Inter da questo punto di vista è stata fortunata certamente, non era sicuramente il Barcellona che ha distrutto l'Arsenal. Ma un po' di fortuna bisogna pure meritarsela, e l'Inter se l'è più che meritata.
La partita nella sostanza è stata spaccata esattamente a metà. Dopo il pareggio del primo tempo, nella ripresa l'Inter è tornata in campo chiudendo la partita in meno di un quarto d'ora. Contropiedi velocissimi e anche giocatori molto più determinati: il Pandev che all'inizio sembrava un po' sbandato nella ripresa è cresciuto tantissimo, e così Milito che sembrava aver perso il suo veleno sottoporta si è reso utilissimo prima come assist-man e poi anche come goleador. Lucio ha fatto una partita di commovente bellezza per l'impegno e per le splendide acrobazie, Maicon ha riscattato il brutto errore di essersi fatto sfuggire Maxwell sul gol del Barcellona, Samuel ha tenuto salda la difesa, Cambiasso come al solito ha fatto una quantità enorme di lavoro a centrocampo oltre che annullare il tiratore avversario più pericoloso, Eto'o che pure non ha segnato è comunque andato al tiro e si è proposto come assist man. Julio Cesar rimasto poco impegnato per un'ora è stato perfetto e grandioso in alcuni interventi di pugno e che hanno contribuito alla vittoria né più né meno dei gol di Sneijder, Maicon e Milito.
Unico giocatore assolutamente fuori partita, in maniera incredibile e clamorosa, Balotelli entrato negli ultimi venti minuti al posto di Milito. Uno psicodramma davanti a 80mila persone. E' riuscito a entrare, a sbagliare tutto e a litigare col pubblico. Tutta una sequenza di gestacci e di segni di insofferenza. E' uscito tra i fischi sbattendo la maglia a terra. E' stato un finale incredibile, choccante, in assoluto contrasto con tutta la partita. E' stata anche la sera in cui si è probabilmente deciso il divorzio tra l'unico attaccante italiano dell'Inter (unico italiano in assoluto in questa partita...) e la società che ne ha fatto un campione. Rimasto però ancora fortemente acerbo a livello di testa. Inspiegabile e assurdo, ma è così.
Mou continua nella sua imbattibilità casalinga che dura dal 2002. Diversamente da quando trovò il Barcellona nella prima partita del girone (0-0), l'Inter è stata subito aggressiva. Da allora è una squadra che è cambiata molto, che ha rinunciato molto in campo nazionale, ma che ha fatto progressi notevoli in campo internazionale. E' stata una scelta controversa, e mai del tutto espressa, ma che ha avuto una sua logica. Potrebbe pagare ulteriormente a livello di lotta scudetto l'Inter se dovesse effettivamente arrivare in finale (non tanto nel prossimo turno di campionato, forse, visto che gioca con l'Atalanta...), ma che ha una sua assoluta logica. L'Inter è in corsa su tutti i fronti: potrebbe andare, per dirla alla Mourinho, da "tre tituli" a "zeru tituli". Forse non è nemmeno questione di scegliere, ma di affrontare gli impegni così come arrivano. Di certo l'occasione di riportare a Milano quella Coppa che manca ormai da 45 anni è troppo importante e comincia a diventare sempre meno un sogno.
di Fabrizio Bocca; la Repubblica
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