mercoledì 14 settembre 2011

Il fantastico mondo di Devis, uomo vero

Al teatro del campionato di calcio 2011-2012 la prima scena madre è un dettaglio. Lo scoprono le telecamere di Sky nelle pieghe della notturna Palermo-Inter. Da una postazione a bordo campo inquadrano la panchina della squadra di casa. Seduto, l' allenatore per caso. Uno che si chiama Devis, più o meno come un' insalatiera per tennisti, «perché ai miei piaceva il suono». Uno che fino all' ultimo giorno di mercato allenava la Primavera e ora cavalca l' estate.E se ne sta lì, questo è il bello, a scrivere su un taccuino, il polso "ingioiellato" da un braccialetto di conchiglie e laccetti vari. Ai Mondiali di Germania il grande Edmondo Berselli scrisse che Lippi ostentava un «bracciale da bagnino» e s' aprì il cielo. Con Devis credo siamo ancora al tempo della opportuna semplicità e mi permetto quindi di ipotizzare che abbia beneficato un ambulante di Mondello, piuttosto che Cartier. Che l' uomo sia ancora praticabile lo sospetto per via della risposta dataa chi nel dopopartita gli chiedeva: «Mangia, che cosa scriveva su quel taccuino: appunti tattici alla Mourinho?». «Mah, niente, cose così, per distrarmi e scaricare la tensione». Ecco: è liberatorio pensare che mentre il tassametro Uefa correva, Moratti ingialliva, Gasperini sudava nel completo Versace, Miccoli ringiovaniva e il pubblico del Barbera s' innamorava, quest' uomo sbucato da una curva del nulla, infilato dentro un' insapore maglia grigia, stesse rilassandosi scrivendo dieci volte di seguito: «Zarate è un pirla», o giù di lì. È bastato poco per affezionarsi irrimediabilmente a Devis. In un mondo di manichini, quando spunta un uomo lo riconosci dal polso. E dalla storia. Mangia è stato annunciato dagli squilli di tromba dell' imprevedibile. Doveva stare al tavolo dei bambini, è finito con i grandi. È tutta estate che Zamparini freme, non ce la faceva a non essere all' altezza di se stesso o, almeno di Cellino. «Quello caccia l' allenatore prima del via e io no?». Il colpo di scena è stato che si sia fidato di uno sconosciuto anziché richiamare uno dei riservisti. Ma il bello della vita è anche nella sua capacità di riequilibrare l' inedito con lo scontato. Ieri sera a fine partita scommettevo con me stesso: «Domani Zamparini dice che ha scoperto il nuovo Sacchi e che se lo tiene per tutto l' anno». Con lui si sbaglia sempre per difetto: per i paragoni si è trasferito all' estero, evocando Wenger, e gli anni sicuri son diventati due. Che nemmeno la garanzia della Apple. Devis, che l' ha sgamato, preferisce vivere letteralmente alla giornata dicendo: «Mi sono assicurato un' altra domenica». Che arrivi da un mondo parallelo lo dimostra anche il fatto che si prende responsabilità non sue: «Se la Primavera del Palermo ha perso è colpa mia che ho fatto la preparazione». I suoi colleghi tendonoa scaricare anche le proprie accusando "disattenzioni" (Gasperini) o "episodi" (Bisoli). Ma la vera antitesi di Devisè Luis Enrique. Anche lui ex vice alla prima panchina, prelevato dal Barcellona, anziché dal Varese. Nella "scena matrigna" della prima giornata pure l' ispanico scrive qualcosa mentre il gioco scorre. Invece di un taccuino impiega però una "lavagna magica" su cui traccia i ghirigori di strategia della riscossa. Invece di tenerli per sé, li mostra a De Rossi spiegandogli che quella è la chiave della rimonta. E invece il Cagliari raddoppia, disegnandogli una seconda piega nell' abito blu. Il calcio sta diventando nostalgia canaglia per noi che l' abbiamo visto crescere. Fatichiamo a raccontare ai ragazzi di oggi le favole incredibili del Petisso Pesaola o del cremlinesco Giagnoni. A evocare giacche stazzonate, colbacchi, loden portafortuna indossati a maggio e tutto quel guardaroba di scaramanzie e caratteriali deviazioni che erano il segno distintivo di altrettante personalità. Per le ultime generazioni l' allenatore è una questione di stile, presenza mediatica e file sul computer. Ogni tanto si affaccia la prova contraria, flebile come un' ipotesi. Bisogna coglierla al volo e indicarla: guarda quell' uomo con le conchigliette che scarabocchia sul taccuino. Vedi che un' occasione può capitare anche alle persone semplici? Non cedere mai alla tentazione del rammarico, abbi fiducia nel destino e, perfino, in Zamparini. Almeno fino a domenica.

di Gabriele Romagnoli; la Repubblica

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