Bella partita. Vittoria molto pesante e oserei dire fondamentale. Fenomenale la rete decisiva di Zarate.
martedì 27 settembre 2011
lunedì 26 settembre 2011
Singapore
I) Vettel Sebastian, 10 e lode: al solito dopo un paio di giri ha già ucciso la gara.
II) Button Jenson, 10: definirlo semplicemente il pilota più intelligente del paddock è riduttivo, perché sa guidare come pochi.
III) Webber Mark, 7: da tempo, in un modo o nell'altro, delude e prende mazzate da Vettel più che in passato.
IV) Alonso Fernando, 9: fa i salti mortali con una macchina spudoratamente disatrosa.
V) Hamilton Lewis, 8: va bene, sarà un un gradasso, ma senza di lui sai che sbadigli...
IX) Massa Felipe, 4: dissimula alla perfezione tutta la sua felicità: Hamilton gli offre una scusa più che plausibile.
sabato 24 settembre 2011
Bologna-INTER 1-3
Finalmente si torna alla vittoria subito dopo l'arrivo di mister Ranieri, ma ancora grazie a mister Gasperini, come ha sottilineato el Principe alla fine della partita.
venerdì 23 settembre 2011
giovedì 22 settembre 2011
mercoledì 21 settembre 2011
Che bello! Sbagliando non s'impara
Meno male che Fiorello (interista come il ministro La Russa che, essendo della Difesa, vorrebbe subito arruolare Zenga) è imitatore a tutto campo, sennò gli avrebbero tolto di mezzo un soggetto. Tutti consigliano Moratti, che di consigli non ha bisogno: sa sbagliare di suo.
«Non credo che resti» aveva detto quando gli si era fatto giorno, Massimo Moratti. L’allusione era per Gasperini, detto Gasp, che pare la parola d’un fumetto: la vignetta nerazzurra di stagione. Essendo Moratti il patron, per non dire il padrone, c’era da giurare che non sarebbe restato. E del resto quella panchina è sempre calda, per non dire scottante, sotto qualsiasi gluteo che non sia quello di Mourinho. Che ha deciso lui di andarsene e potrebbe decidere di tornare ora che al Real non si sente più a suo agio e che Guardiola, da Barcellona, gli fa ombra.
Ma questa è soluzione di giugno: vedovo di Mourinho l’Inter ha cercato di sposare Benitez, ma questi ha lasciato la panchina coniugale come del resto ha fatto Leonardo, che al petroliere che il petrolio raffina ha preferito gli sceicchi che il petrolio lo estraggono, basta una buchetta.
Gasperini, in realtà, era un ripiego, come sarebbe stata una sorellastra di Cenerentola per il principe nerazzurro. Prima la grande Inter aveva incassato una raffica di no, da Bielsa a Villar Boas, lungo tutto l’alfabeto.
Ora dice Moratti che non crede che l’Inter si affiderà a Baresi-Bernazzani, i due che l’hanno allenata ieri mattina dopo “la fatal Novara”, che ha tolto il sonno al vincitore Tesser, incapace di dormire per l’eccitazione, ma anche agli interisti, incapaci di prender sonno dopo la figuraccia. I nomi si rincorrono: Delio Rossi, oppure la scommessa Figo per farne il Pep della situazione, o l’olimpica calma di Claudio Ranieri, o magari Ancelotti (milanista doc sì, ma anche Leonardo), per non parlare di Spalletti che ha caldo in quel di San Pietroburgo. Del doman non c’è certezza.
Del resto chi ha certezze nel calcio? Spiritosamente, parlando d’altro ma è la famosa storia della nuora e della suocera, Luis Enrique ha commentato: «Alla Roma l’unica certezza è che l’allenatore sono io: per questa settimana».
Speriamo per la Roma di più.
«Non credo che resti» aveva detto quando gli si era fatto giorno, Massimo Moratti. L’allusione era per Gasperini, detto Gasp, che pare la parola d’un fumetto: la vignetta nerazzurra di stagione. Essendo Moratti il patron, per non dire il padrone, c’era da giurare che non sarebbe restato. E del resto quella panchina è sempre calda, per non dire scottante, sotto qualsiasi gluteo che non sia quello di Mourinho. Che ha deciso lui di andarsene e potrebbe decidere di tornare ora che al Real non si sente più a suo agio e che Guardiola, da Barcellona, gli fa ombra.
Ma questa è soluzione di giugno: vedovo di Mourinho l’Inter ha cercato di sposare Benitez, ma questi ha lasciato la panchina coniugale come del resto ha fatto Leonardo, che al petroliere che il petrolio raffina ha preferito gli sceicchi che il petrolio lo estraggono, basta una buchetta.
Gasperini, in realtà, era un ripiego, come sarebbe stata una sorellastra di Cenerentola per il principe nerazzurro. Prima la grande Inter aveva incassato una raffica di no, da Bielsa a Villar Boas, lungo tutto l’alfabeto.
Ora dice Moratti che non crede che l’Inter si affiderà a Baresi-Bernazzani, i due che l’hanno allenata ieri mattina dopo “la fatal Novara”, che ha tolto il sonno al vincitore Tesser, incapace di dormire per l’eccitazione, ma anche agli interisti, incapaci di prender sonno dopo la figuraccia. I nomi si rincorrono: Delio Rossi, oppure la scommessa Figo per farne il Pep della situazione, o l’olimpica calma di Claudio Ranieri, o magari Ancelotti (milanista doc sì, ma anche Leonardo), per non parlare di Spalletti che ha caldo in quel di San Pietroburgo. Del doman non c’è certezza.
Del resto chi ha certezze nel calcio? Spiritosamente, parlando d’altro ma è la famosa storia della nuora e della suocera, Luis Enrique ha commentato: «Alla Roma l’unica certezza è che l’allenatore sono io: per questa settimana».
Speriamo per la Roma di più.
di Piero Mei; Il Messaggero
Novara-INTER 3-1
Mi dispiace per noi tifosi e mi dispiace per mister Gasperini che sarà l'unico a pagare. Il minore dei colpevoli. Vero Presidente?
martedì 20 settembre 2011
giovedì 15 settembre 2011
INTER-Trabzonspor 0-1
Mister Gasperini, tenga duro. Datevi una mossa, ragazzi. Presidente, usi meglio e di più il cervello.
mercoledì 14 settembre 2011
Chi l'avrebbe mai detto
Quando Thiago Silva ha segnato la rete del pareggio ho (pacatamente) esultato. Forse perché contro il Milan ha giocato un Barcellona ricco di presuntuosi palloni gonfiati.
Il fantastico mondo di Devis, uomo vero
Al teatro del campionato di calcio 2011-2012 la prima scena madre è un dettaglio. Lo scoprono le telecamere di Sky nelle pieghe della notturna Palermo-Inter. Da una postazione a bordo campo inquadrano la panchina della squadra di casa. Seduto, l' allenatore per caso. Uno che si chiama Devis, più o meno come un' insalatiera per tennisti, «perché ai miei piaceva il suono». Uno che fino all' ultimo giorno di mercato allenava la Primavera e ora cavalca l' estate.E se ne sta lì, questo è il bello, a scrivere su un taccuino, il polso "ingioiellato" da un braccialetto di conchiglie e laccetti vari. Ai Mondiali di Germania il grande Edmondo Berselli scrisse che Lippi ostentava un «bracciale da bagnino» e s' aprì il cielo. Con Devis credo siamo ancora al tempo della opportuna semplicità e mi permetto quindi di ipotizzare che abbia beneficato un ambulante di Mondello, piuttosto che Cartier. Che l' uomo sia ancora praticabile lo sospetto per via della risposta dataa chi nel dopopartita gli chiedeva: «Mangia, che cosa scriveva su quel taccuino: appunti tattici alla Mourinho?». «Mah, niente, cose così, per distrarmi e scaricare la tensione». Ecco: è liberatorio pensare che mentre il tassametro Uefa correva, Moratti ingialliva, Gasperini sudava nel completo Versace, Miccoli ringiovaniva e il pubblico del Barbera s' innamorava, quest' uomo sbucato da una curva del nulla, infilato dentro un' insapore maglia grigia, stesse rilassandosi scrivendo dieci volte di seguito: «Zarate è un pirla», o giù di lì. È bastato poco per affezionarsi irrimediabilmente a Devis. In un mondo di manichini, quando spunta un uomo lo riconosci dal polso. E dalla storia. Mangia è stato annunciato dagli squilli di tromba dell' imprevedibile. Doveva stare al tavolo dei bambini, è finito con i grandi. È tutta estate che Zamparini freme, non ce la faceva a non essere all' altezza di se stesso o, almeno di Cellino. «Quello caccia l' allenatore prima del via e io no?». Il colpo di scena è stato che si sia fidato di uno sconosciuto anziché richiamare uno dei riservisti. Ma il bello della vita è anche nella sua capacità di riequilibrare l' inedito con lo scontato. Ieri sera a fine partita scommettevo con me stesso: «Domani Zamparini dice che ha scoperto il nuovo Sacchi e che se lo tiene per tutto l' anno». Con lui si sbaglia sempre per difetto: per i paragoni si è trasferito all' estero, evocando Wenger, e gli anni sicuri son diventati due. Che nemmeno la garanzia della Apple. Devis, che l' ha sgamato, preferisce vivere letteralmente alla giornata dicendo: «Mi sono assicurato un' altra domenica». Che arrivi da un mondo parallelo lo dimostra anche il fatto che si prende responsabilità non sue: «Se la Primavera del Palermo ha perso è colpa mia che ho fatto la preparazione». I suoi colleghi tendonoa scaricare anche le proprie accusando "disattenzioni" (Gasperini) o "episodi" (Bisoli). Ma la vera antitesi di Devisè Luis Enrique. Anche lui ex vice alla prima panchina, prelevato dal Barcellona, anziché dal Varese. Nella "scena matrigna" della prima giornata pure l' ispanico scrive qualcosa mentre il gioco scorre. Invece di un taccuino impiega però una "lavagna magica" su cui traccia i ghirigori di strategia della riscossa. Invece di tenerli per sé, li mostra a De Rossi spiegandogli che quella è la chiave della rimonta. E invece il Cagliari raddoppia, disegnandogli una seconda piega nell' abito blu. Il calcio sta diventando nostalgia canaglia per noi che l' abbiamo visto crescere. Fatichiamo a raccontare ai ragazzi di oggi le favole incredibili del Petisso Pesaola o del cremlinesco Giagnoni. A evocare giacche stazzonate, colbacchi, loden portafortuna indossati a maggio e tutto quel guardaroba di scaramanzie e caratteriali deviazioni che erano il segno distintivo di altrettante personalità. Per le ultime generazioni l' allenatore è una questione di stile, presenza mediatica e file sul computer. Ogni tanto si affaccia la prova contraria, flebile come un' ipotesi. Bisogna coglierla al volo e indicarla: guarda quell' uomo con le conchigliette che scarabocchia sul taccuino. Vedi che un' occasione può capitare anche alle persone semplici? Non cedere mai alla tentazione del rammarico, abbi fiducia nel destino e, perfino, in Zamparini. Almeno fino a domenica.
di Gabriele Romagnoli; la Repubblica
lunedì 12 settembre 2011
Monza
Si torna a scuola e io do i voti alla F1:
I) Vettel Sebastian, 10: gara eccezionale dopo una partenza infelice.
II) Button Jenson, 9: solita rimonta silenziosa. Infila in un colpo solo Hamilton e Schumi.
III) Alonso Fernando, 8: partenza perfetta che gli regala la testa della gara. Viene riacciufato prima da Vettel e da Button perché guida un'auto palesemente più lenta.
IV) Hamilton Lewis, 5: un'altra delusione. E quando respira gli scarichi di Schumi si lamenta via radio come un bambino. Stranamente anonimo.
V) Schumacher Michael, 9: amarcord. Sfida d'altri tempi con Hamilton: lo tiene a bada con tutta la sua classe.
VI) Massa Felipe, 5: oggi può accampare una scusa vera, il tamponamento di Webber: ovviamente lo fa, ma è una bugia, perché l'australiano gli regala così una posizione.
IX) Senna Bruno, 8: con quel nome ha sempre molti occhi addosso. Acciuffa i primi punti della sua carriera, anche se in partenza perde qualche posizione per lo strike di Liuzzi.
Ritiro) Webber Mark, 3: pessima qualifica, partenza lenta, nella foga di rientrare nel gruppo che conta tampona Massa e perde il muso della sua RedBull. Cosa fa? Anzi, cosa non fa? Non se ne accorge (ipse dixit), si presenta alla curva dopo a tutta birra senza carico sull'anteriore, frena normalmente, ma le ruote non fanno altro che bloccarsi: arriva lungo, esce di pista e centra le barriere. Gara finita.
Ritiro) Liuzzi Vitantonio, 2: tenta di fare una partenza con i fiocchi passando buona parte del gruppo all'interno: è troppo interno, troppo veloce e troppo maldestro. Finisce sull'erba, perde il controllo e travolge e coinvolge una marea di disgraziati. Un disatro per sè, una calamità per gli altri. Come se non bastasse, con supponenza, si presenta ai microfoni incolpando Kovalainen.
mercoledì 7 settembre 2011
ITALIA-Slovenia 1-0
Il Pazzo Pazzini, entrato dalla panchina, sblocca il risultato e ci qualifica aritmeticamente a EURO 2012. Balotelli gioca solo un quarto d'ora come sempre dovrebbe fare: a mente sgombra, tranquillo, niente broncio, senza cercare lo scontro con gli avversari, si diverte e ci diverte, fa sfracelli, dribbla e sfiora il gol con una bomba dai 35 metri e dagli spalti del Franchi tutti cantano il suo nome.
martedì 6 settembre 2011
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