lunedì 24 gennaio 2011

Udinese-INTER 3-1

Tutti giù per terra. Il girotondo delle cinque vittorie consecutive si interrompe al "Friuli" e l'Inter si risveglia un po' intronata, un po' meno sicura di sé. Si sa che le rincorse costano fatica e questa, in particolare, è tra le più difficili: non si deve rimontare solo il Milan ma anche le altre squadre che sono davanti, cioè il Napoli e le romane. Per cinque partite, negli ultimi 17 giorni, l'Inter ha fatto il suo dovere, ritrovando le energie psichiche assenti nell'ultima fase di Benitez e atterrando avversari alla sua portata, oltre al Napoli all'esordio. Ma a Udine certi nodi sono venuti al pettine. La squadra, a parte qualche impercettibile correzione dettata dagli infortuni a Thiago Motta e Milito, in queste partite è stata praticamente la stessa, e contro l'Udinese s'è visto: tutti molto stanchi, o comunque poco brillanti, ed è finita che gli avversari andavano al doppio della velocità. Inoltre Leonardo non ha voluto, o non gli è riuscito di cambiare qualcosa nell'assetto della squadra. Eppure ce ne sarebbe stato bisogno, e parecchio. D'accordo, l'Inter era andata in vantaggio ben presto e sembrava poter controllare la partita, ma quando l'inerzia è cambiata a metà del primo tempo si dovevano prendere contromisure adatte, perché l'Udinese, si vedeva a occhio nudo, era padrona del gioco sulle fasce e lì si doveva intervenire. Invece di interventi non ne sono arrivati, a parte la sostituzione tardiva di Thiago Motta con Biabiany, e l'Inter si è lentamente adagiata sulla partita, senza reagire più. A ben guardare insomma, da Udine giungono improvvisamente segnali allarmanti.

Un elemento, su tutti, sembra farci tornare al passato recente, quello da tutti rimosso come un fastidioso ricordo. Benitez è stato esonerato anche per le sue richieste sul mercato, ritenute esose: "A gennaio mi servono quattro giocatori", proruppe nella famosa notte di Abu Dhabi, a Mondiale per club appena vinto. Fu ritenuto un pazzo, e venne cacciato. Ma dalla sconfitta di Udine qualche allarme arriva, eccome, e forse il non rimpianto Rafa aveva ragione. Ad esempio, è sempre più necessario l'acquisto di un attaccante di peso, che manca come il pane. Se non c'è Milito, come a Udine (e come tante altre volte, perché quest'anno i muscoli del Principe sono di cristallo), l'Inter si ritrova di fatto senza centravanti, perché Eto'o continua a starsene sulla sinistra e guai a chiedergli di spostarsi. E senza centravanti, si sa, nel calcio non si arriva da nessuna parte. Altro che Sanchez o altre seconde punte, all'Inter serve un numero 9: Caracciolo, o uno come lui. Inoltre è fin troppo chiaro che anche a centrocampo servono rinforzi, perché non si può insistere sempre sul trio Zanetti-Cambiasso-Thiago Motta. Col ritorno di Sneijder anche Stankovic potrà dare un aiuto in mediana, ma preso atto che la fiducia di Leonardo in Mariga, Muntari e Obi è limitata, forse si deve intervenire anche in questo reparto. Per non parlare del ruolo di portiere, dove è necessario prendere un vice-Julio Cesar che dia maggiori garanzie di Castellazzi, deludente anche a Udine come in quasi tutte le sue uscite stagionali. Infine, una domanda che comincia a essere inquietante: ma che fine ha fatto Ranocchia? Perché l'unico acquisto del mercato invernale, salutato come il sospirato sostituto di Samuel, non viene mai schierato? Finora, in sei gare ufficiali, ha giocato da titolare solo in Tim Cup contro il Genoa, poi avrebbe dovuto disputare Inter-Cesena ma fu mandato in tribuna nel timore che il suo ingresso provocasse problemi sul piano del regolamento. Forse sarebbe ora di compiere una scelta decisa e rischiare, dandogli finalmente fiducia. Altrimenti questi giovani quando crescono?

di Andrea Sorrentino; la Repubblica

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