L'Inter è lì. La rimonta, o "remontada", di fatto è compiuta. Non del tutto, perché il Milan è ancora a 5 punti di distanza, ma in fondo lo si può dire: missione compiuta, l'Inter è tornata nel gruppo delle prime e ora può lanciare la volata. Basta fare due conti. Il 6 gennaio scorso, prima partita dell'era-Leonardo, lo svantaggio interista dal Milan capolista era di 13 punti, anche se i nerazzurri dovevano recuperare due partite non facili contro Cesena e Fiorentina. Quarantadue giorni e dieci partite dopo, l'Inter si è riallineata alle altre nelle partite giocate ed è a -5 dal Milan, terza in classifica, in piena lotta per il titolo.
E' stata una corsa a perdifiato, rischiando il tutto per tutto in ogni gara. Dieci partite con otto vittorie e due sconfitte, entrambe urticanti, contro Udinese e Juventus: incidenti di percorso o inevitabili pause, dopo tanto correre. Ma l'importante era andare avanti. Del resto non pareggia una partita dal 10 novembre scorso (Lecce-Inter 1-1), perché dopo aver accumulato un cospicuo ritardo in classifica non poteva più far calcoli. E nessuno calcolo c'è stato nella rincorsa di Leonardo, che ha mandato all'attacco la squadra in tutte le partite, tranne quando è stata costretta dagli avversari a rintanarsi (e infatti sono arrivate le sconfitte di Udine e Torino). Molti gol segnati in queste dieci partite (26) e parecchi incassati (15), raccontano che Inter è quella della rincorsa: è ora la squadra con il miglior attacco della serie A (46 gol) ma appena la nona difesa: i 29 gol incassati sono 10 più del Milan capolista. Perché l'Inter di questa pazza stagione ha ora davanti un altro record da battere, o un dato statistico da smentire: di solito, in serie A, lo scudetto va alla squadra con la miglior difesa, o con una delle migliori difese. L'Inter di quest'anno non potrà avere la miglior difesa di tutte, ormai è chiaro. Quindi deve andare alla ricerca di equilibri difficilissimi da raggiungere, se vorrà completare la rincorsa al Milan. Quindi qualcuno asupica che nelle prossime partite, se le distanze col Milan dovessero ulteriormente accorciarsi, Leonardo possa mandare in campo una squadra più equilibrata, più attenta nei ripiegamenti, e magari il ritorno di Lucio al centro della difesa potrà essere utile.
Ma il tecnico non sembra essere di questo avviso, ormai ha lanciato la sfida ed è una sfida ai numeri del nostro campionato, alla sua stessa natura, o forse a un luogo comune: in serie A vince chi si protegge meglio le spalle. L'Inter di Leonardo, l'Inter brasiliana e zemaniana nella sua concezione, vuole invece capovolgere il mondo. Sarà un percorso accidentato e irto di pericoli, ma pare che Leonardo voglia andare avanti sulla sua strada. "Io sono così e non cambio", ha fatto già sapere lui. Fino in fondo così, dunque, rischiando tutto, rischiando sempre. Finora il gioco ha pagato: la media punti di Leonardo è stata di 2,40 punti a partita. Con Benitez erano appena 1,53. Il rischio paga.
di Andrea Sorrentino; la Repubblica
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