La sindrome di Fabio Scozzoli, già conosciuta come sindrome di Willer Bordon, si manifesta in vari modi ma la costante è di arrivare al momento sbagliato, e puntualissimi, all’appuntamento col destino.
Fabio Scozzoli ieri ha vinto la sua seconda medaglia d’argento ai Mondiali di nuoto in contemporanea con il nuovo l’exploit di Federica. La prima l’aveva vinta lunedì, appena 24 ore dopo il titolo iridato nei 400 della Pellegrini, che però è un fenomeno, e le sue medaglie risplendono d’oro. Ieri non c’era un sito che celebrasse con foto e punti esclamativi i trionfi di Scozzoli: erano tutti presi dalle conquiste infinite della Pellegrini, comprese quelle del cuore, per cui in serata si rilanciavano gossip sull’ultimo filarino.
Fin qui il fuoriclasse era stato Bordon. Politico integerrimo ma non fortunatissimo, Bordon toccò il vertice dimettendosi da coordinatore di Alleanza democratica (partito non indimenticabile messo su con Nando Adornato) un quarto d’ora prima che Achille Occhetto si dimettesse da segretario del Pds. Era il 1993. Non gli bastò. Con gesto plateale e cavalleresco, quindici anni più tardi si dimise dalla politica, dal Senato, insomma dalla casta, e lo fece la mattina in cui fu arrestata la moglie di Clemente Mastella, e il governo Prodi cominciò a cadere.
La storia è naturalmente piena di episodi simili. Il grande Carl Lewis inseguì per tutta la carriera il record del lungo di Bob Beamon, 9 metri e 90 e, dopo averlo mancato di centimetri per anni, realizzò a Tokyo il nove novantuno che tre minuti più tardi Mike Powell spazzò via con un incredibile nove e novantacinque. Il povero Roland Ratzenberger morì all’autodromo di Imola il giorno prima di Ayrton Senna, e così fu espulso anche dal libro della scalogna. Jonathan Franzen lanciò Le Correzioni - il romanzo che intendeva raccontare la psicosi della nuova America - l’11 settembre del 2001, giorno in cui le psicosi cambiarono per davvero. «Forza Italia», il documentario di Roberto Faenza, Antonio Padellaro e Carlo Rossella molto critico con la Dc, uscì in contemporanea col sequestro di Aldo Moro, e non finì meglio. La giovane Jo Moore, portavoce di un ministro inglese, l’11 settembre ebbe la prontezza e il cinismo di consigliare la diffusione di notizie indigeribili e occultate per mesi - aumenti di spesa e di tasse eccetera - intanto che i sudditi erano piuttosto distratti. Si sarebbe presto accorta che col virus di Bordon (e di Scozzoli) è meglio non scherzare.
Fabio Scozzoli ieri ha vinto la sua seconda medaglia d’argento ai Mondiali di nuoto in contemporanea con il nuovo l’exploit di Federica. La prima l’aveva vinta lunedì, appena 24 ore dopo il titolo iridato nei 400 della Pellegrini, che però è un fenomeno, e le sue medaglie risplendono d’oro. Ieri non c’era un sito che celebrasse con foto e punti esclamativi i trionfi di Scozzoli: erano tutti presi dalle conquiste infinite della Pellegrini, comprese quelle del cuore, per cui in serata si rilanciavano gossip sull’ultimo filarino.
Fin qui il fuoriclasse era stato Bordon. Politico integerrimo ma non fortunatissimo, Bordon toccò il vertice dimettendosi da coordinatore di Alleanza democratica (partito non indimenticabile messo su con Nando Adornato) un quarto d’ora prima che Achille Occhetto si dimettesse da segretario del Pds. Era il 1993. Non gli bastò. Con gesto plateale e cavalleresco, quindici anni più tardi si dimise dalla politica, dal Senato, insomma dalla casta, e lo fece la mattina in cui fu arrestata la moglie di Clemente Mastella, e il governo Prodi cominciò a cadere.
La storia è naturalmente piena di episodi simili. Il grande Carl Lewis inseguì per tutta la carriera il record del lungo di Bob Beamon, 9 metri e 90 e, dopo averlo mancato di centimetri per anni, realizzò a Tokyo il nove novantuno che tre minuti più tardi Mike Powell spazzò via con un incredibile nove e novantacinque. Il povero Roland Ratzenberger morì all’autodromo di Imola il giorno prima di Ayrton Senna, e così fu espulso anche dal libro della scalogna. Jonathan Franzen lanciò Le Correzioni - il romanzo che intendeva raccontare la psicosi della nuova America - l’11 settembre del 2001, giorno in cui le psicosi cambiarono per davvero. «Forza Italia», il documentario di Roberto Faenza, Antonio Padellaro e Carlo Rossella molto critico con la Dc, uscì in contemporanea col sequestro di Aldo Moro, e non finì meglio. La giovane Jo Moore, portavoce di un ministro inglese, l’11 settembre ebbe la prontezza e il cinismo di consigliare la diffusione di notizie indigeribili e occultate per mesi - aumenti di spesa e di tasse eccetera - intanto che i sudditi erano piuttosto distratti. Si sarebbe presto accorta che col virus di Bordon (e di Scozzoli) è meglio non scherzare.
di Mattia Feltri; LA STAMPA