Basta con le scarpette da gioco come quelle di Topolino, gialle e giuste per un fumetto, un po' meno per un centravanti. Basta con le pantofole bianche, con le ballerine rosse, basta con le tomaie fosforescenti verdine o blue-flash. Lo chiede, anzi lo intima per iscritto sir Alex Ferguson, tecnico - ma di più - istituzione del Manchester United che allena da un ventennio. La sua lettera è molto semplice: pazienza per i professionisti legati da contratto con i cosiddetti sponsor tecnici (sono loro a dettare la scellerata moda per vendere più scarpe e fare tendenza, non si capisce bene quale), ma i ragazzi delle giovanili dovranno tornare all'epoca delle scarpette nere. Serie, sobrie, eleganti. Di questi tempi, oggetti davvero "di rottura". E non si potrà mica scegliere: il manager dei rossi non dà consigli ma ordini. "Questa nuova regola vale solo per i ragazzi", spiega John O'Shea, difensore dello United, "però se non giochi bene e ti metti le scarpe fosforescenti, beh, forse dovresti evitarlo perché l'errore poi si nota di più".
Il vecchio e saggio Ferguson impartisce dunque un'altra lezione di calcio al resto del mondo, e stavolta senza bisogno di Rooney. Certo, lui è un anziano signore di un'altra era geologica, quella in cui i portieri vestivano di nero e gli arbitri idem, e magari i giocatori avevano i numeri dall'uno all'undici. Quando lo ricordi a qualcuno, passi sempre per cavernicolo ma lo stile non ha età. Sono stati gli sponsor, le aziende, le logiche del marketing a sgretolare e poi a stravolgere il rispetto anche cromatico delle regole. Il risultato è una carnevalata che farà magari vendere qualche scarpa in più, ma ha trasformato i giocatori in clown e gli arbitri in evidenziatori umani.
Per qualcuno, le scarpe sono diventate la pagina di un diario. Cominciò Roberto Baggio, facendosi stampare i nomi dei figli, ma è stato Beckham a mettere l'intero stato di famiglia sulla tomaia e per di più in rilievo. Comunque, la scarpetta colorata è un'arma a doppio taglio. Quasi sempre orrenda, sottolinea le eventuali ruvidezze del piede di chi la calza. Se uno come Materazzi si mette il pantofolone (e quando giocava invece di stare in panchina, lo faceva), è chiaro che ogni svirgolata sembrerà ancora più vistosa. C'è chi dovrebbe nascondersi i piedi, invece li tinteggia.
La vera eleganza procede per sottrazione e non per accumulo. Chi non lo capisce, continua a mettersi scarpe gialle, verdi o scarlatte, dorate o argentate (una moda presa in prestito dall'atletica leggera), oppure vira sul blu cobalto: le preferite di Cristiano Ronaldo. E c'è chi va oltre: Nicklas Bendtner, attaccante dell'Arsenal, ha scelto inquietanti scarpette rosa e poi le ha vendute su eBay per beneficenza. Anche se il colmo dell'orrore rimane la scarpa bianca, come se i prodi che la scelgono andassero in campo con i calzini: orribile e ridicolo, com'è noto, sono gemelli siamesi. Meglio il classico nero, e poi di questi tempi non c'è nulla di più trasgressivo della tradizione.
di Maurizio Crosetti; la Repubblica
In fondo sono d'accordo con Sir Alex, ma ce n'è davvero bisogno?